Washington: vi controlleremo a distanza

Washington: vi controlleremo a distanza

La sicurezza americana è a caccia di un dispositivo per leggere da remoto i documenti dei cittadini, anche quando sono in movimento e anche ad una certa distanza. La soluzione viene cercata nelle nuove generazioni di RFID
La sicurezza americana è a caccia di un dispositivo per leggere da remoto i documenti dei cittadini, anche quando sono in movimento e anche ad una certa distanza. La soluzione viene cercata nelle nuove generazioni di RFID


Washington (USA) – La tecnologia RFID è una delle soluzioni wireless, giustamente o meno, più chiacchierate degli ultimi anni, ma lo U.S. Department of Homeland Security ( DHS ) – a detta di alcuni esperti – si starebbe preparando ad orientarne l’evoluzione verso un ruolo del tutto nuovo .

Katherine Albrecht e Liz McIntyre, co-autori del libro Spychips: How Major Corporations and Government Plan to Track Your Every Move with RFID , hanno confermato di essere entrate in possesso di un documento DHS che lascerebbe presagire una prossima implementazione del sistema RFID allo scopo di esercitare un controllo diretto sulla popolazione .

Che gli RFID siano una soluzione di grande interesse per le imprese e per molti altri soggetti è un dato di fatto, così come la possibilità che vengano utilizzati in modo del tutto innocuo : eppure, secondo le autrici, una nuova generazione di dispositivi sarebbe in grado di arrivare là dove gli RFID ancora non sono stati spinti.

A questo scopo, l’ente governativo statunitense avrebbe redatto un Request for Information ( RFI ) su come “spremere” gli RFID per rendere possibile la cattura di dati anche ad una certa distanza . I chip RFID, dai più critici già ribattezzati “spychip” perché dotati di un codice identificativo unico, verrebbero letti silenziosamente con dispositivi di nuova generazione. In pratica, sostengono le autrici, si starebbe materializzando l’incubo di tutte le organizzazioni per la privacy. “Chiamatelo Grande Fratello con steroidi”, ha dichiarato Albrecht.

L’idea del DHS sarebbe quella di una nuova soluzione che “permetta una cattura dei dati in remoto più agevole ed efficiente”, nettamente superiore rispetto al RFID attualmente in uso, ad esempio, nel programma frontaliero statunitense. “Sebbene il documento RFI faccia esplicito riferimento alla sicurezza delle frontiere, noi siamo convinti che il Governo voglia utilizzare questa nuova tecnologia in altri settori e renderla disponibile ad altre agenzie federali”, ha dichiarato McIntyre. “Una possibilità è rappresentata dall’integrazione nelle patenti di guida”. Un’ipotesi che potrebbe trovare sostegno negli effetti del nuovo Real ID Act , approvato la scorsa primavera, che consegna al DHS il potere di decidere sugli standard delle patenti. “Real ID Act, di fatto, identifica la patente come un documento di riconoscimento personale, dato che tutti gli statunitensi ne hanno bisogno per far parte di questa società. Immaginate di avere una simil-carta di identità nazionale che può essere letta a distanza dal governo mentre passeggiate per la strada o guidate la vostra macchina”, ha aggiunto McIntyre.

Sul sito ufficiale del libro delle due specialiste in privacy è possibile consultare l’intero documento RFI . “(…) DHS è alla ricerca di dispositivi RFID ai quali si possa accedere in remoto, passivamente e automaticamente. Il dispositivo deve essere leggibile in tutte le condizioni ambientali, sia al chiuso che all’aperto… e mentre viene trasportato da pedoni o occupanti di un mezzo”, si legge nel rapporto DHS.

Fra gli obiettivi dell’ente statunitense si distinguono: l’identificazione dell’esatta locazione dei tag RFID, scanning possibile fino a 7,68 metri e con velocità di spostamento fino 88 km/h con scanning contemporaneo di un massimo di 55 tag presenti in una stessa zona – come ad esempio un autobus.

Dario d’Elia

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Pubblicato il 27 feb 2006
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