Web – “Qui a MoonEstates.com puoi comprare subito, on line, il tuo terreno sulla Luna”: così il sito MoonEstates.com accoglie i suoi visitatori, sostenendo di avere l’esclusiva per la vendita di terreni non solo sul satellite della Terra ma anche su ogni altro oggetto celeste nel Sistema solare, compresi otto pianeti e 51 lune.
Le vendite di lotti per la Luna sono già iniziate da tempo, al punto che l’ideatore dell’affare extraterrestre del secolo prevede per quest’anno un fatturato superiore ai 5 milioni di euro (10 miliardi di lire ca.). “Ma presto, avverte il sito, inizieranno le vendite di terreno su Marte, Venere e su Io, una delle lune di Giove”.
Francis P. Williams, webmaster di MoonEstates.com autodefinitosi “Ambasciatore lunare nel Regno Unito”, è stato sulle prime pagine britanniche nelle ultime settimane, avendo colpito nel segno quantomeno per la sua immaginazione. Nella sua lettera di benvenuto al sito, Williams spiega che: “Nel 1980 Dennis Hope dell’Ambasciata Lunare ha reclamato questi territori. Noi abbiamo ottenuto una concessione da lui e ora li vendiamo a te. Tutti i nostri prodotti vengono venduti così come sono con una garanzia di 30 giorni. Se per qualsiasi ragione sarai scontento dell’acquisto ce lo potrai restituire e noi ti rimborseremo, tolte le spese di spedizione”. Una lettera che si conclude così: “MoonEstates.com intende augurare a tutti gli attuali e futuri proprietari di territori extraterrestri la massima soddisfazione dai propri acquisti”.
Una boutade? Non la pensa così Williams che per poche sterline vende acri di terreno lunare (insieme ad una maglietta, altri souvenir opzionali, un certificato di proprietà e i diritti di sfruttamento minerario sul territorio). Williams sostiene di possedere “i diritti esclusivi della vendita di terreno sulla Luna in Gran Bretagna”. “Diritti” acquisiti dall’americano Hope che offre i suoi servizi agli americani e che vede in Williams il suo agente sotto il Big Bang.
Al Times, Hope ha dichiarato di avere ormai 273mila clienti in tutto il mondo, inclusi 400 personaggi molto conosciuti e addirittura un membro della famiglia reale inglese di cui però non è disponibile a fare il nome.
Hope ci ha costruito un piccolo impero eppure sono in pochi a prenderlo seriamente. Anzi, esperti e scienziati reagiscono con un sorriso. Ma la chiave di tutto sta nell’interpretazione dell’ Outer Space Treaty , il Trattato internazionale sullo Spazio esterno efficace ormai dal 1967. Un Trattato che stabilisce i principi dell’esplorazione spaziale e dell’uso dello Spazio. E dichiara: “Tutti i paesi riconosceranno negli astronauti degli ambasciatori dell’umanità nello Spazio e offriranno loro qualsiasi assistenza necessaria in caso di incidente, problema o nel caso di atterraggio di emergenza nei propri territori o in mare aperto”.
L’Outer Space Treaty, firmato da centinaia di paesi, stabilisce che “lo Spazio esterno, inclusa la Luna e gli altri oggetti celesti, non può essere soggetto al dominio di un popolo che ne reclami la proprietà, che lo occupi o lo usi, in nessun caso”. Secondo Hope il Trattato ha una falla: “Dice che i paesi non devono impossessarsi degli oggetti celesti, non parla dell’attività dei singoli individui”. Per questo Hope nel 1980 ha presentato all’ONU una “Dichiarazione di proprietà” spiegando i propri obiettivi, quelli di vendere terreno lunare. “Il mio commercialista – spiega Hope – ha calcolato che possiedo territori per 763mila miliardi di dollari”.
Il primo altolà a Hope e Williams arriva da Philip McDougal, legale dell’ Ufficio ONU per gli affari spaziali , secondo cui i due sono vittima di una lettura errata di quel Trattato e del Moon Treaty del 1979: “I trattati affermano che lo spazio esterno è cosa di tutti, come il mare aperto. Non vuol dire che sia lì affinché chiunque ne reclami il possesso”. Secondo McDougal nessuno si è mosso, per il momento, per fermare Hope, perché questi viene considerato nientepiù che un eccentrico. Non solo, secondo il legale non sta all’ONU perseguire Hope quanto al Governo degli Stati Uniti, essendo Hope un cittadino americano e dunque soggetto di diritto statunitense. “Sono sicuro – ha detto McDougal – che le autorità si interesserebbero a lui qualora i lotti li vendesse non per 10 sterline ma per 10mila”.
Preoccupato, invece, per quanto va proponendo Hope, è il British National Space Centre , secondo cui l’attività dei due è quantomeno fuorviante. Secondo un portavoce del Centre: “La loro pubblicità è ingannevole perché potrebbe indurre le persone a ritenere che acquistare un lotto di terreno sulla Luna sia possibile”.
Intervistata ancora dal Times, la dottoressa Jacquelin Mitton, membro della Royal Astronomical Society sembra prendere le cose con molta più filosofia: “Non butterei via i miei soldi in una cosa così ma se c’è qualcuno che vuole barattare il proprio denaro per un certificato, chi sono io per impedirlo?”.
Alle accuse Hope risponde sostenendo che “sto vendendo proprietà legittime a proprietari legittimi”. E, non contento, chiede un seggio alle Nazioni Unite per portare all’attenzione del mondo le voci dei proprietari terrieri spaziali, reclamando diritti dal fatto che ad ogni acquisto 50 cents vengono devoluti all’UNICEF: “In questo modo l’anno scorso abbiamo offerto all’agenzia ONU 26mila dollari”.
Meno male che Williams è esclusivista solo in Gran Bretagna. C’è ancora tempo per replicare l’operazione anche in Italia. Chi vuol essere Ambasciatore lunare d’Italia?