WebTheatre/ Collaborazione, chiave per il video italiano

WebTheatre/ Collaborazione, chiave per il video italiano

di Gabriele Niola - Lo pensano le menti dietro SitHome, esperimento di serie web tutto italiano che cerca una interattività profonda, fin dal soggetto degli episodi, con gli utenti che lo seguono. Sarà un successo?
di Gabriele Niola - Lo pensano le menti dietro SitHome, esperimento di serie web tutto italiano che cerca una interattività profonda, fin dal soggetto degli episodi, con gli utenti che lo seguono. Sarà un successo?

In televisione tutto è relativo, in rete no. Un qualsiasi programma televisivo statunitense ha un bacino di potenziali utenti molto superiore ad uno italiano perché gli americani, detto in parole povere, sono di più, quindi anche le trattative pubblicitarie sono diverse ed è diverso il concetto di “successo” di un programma, ovvero il numero di spettatori oltre il quale si può dire di avere un’audience tale da fare un profitto.
In rete invece il pubblico è più o meno lo stesso per tutti, se non fosse che le limitazioni linguistiche lo segmentano in maniera iniqua. Così i prezzi e le revenue legate alla diverse forme pubblicitarie anche sono uguali per tutti, nonostante il pubblico non lo sia. Un video statunitense che rompa il muro del milione di visualizzazioni può dirsi di successo mentre in Italia arrivare a 50.000 senza poter contare su passaggi in portali illustri come Libero Video o YouTube già è un traguardo.

WebTheatre/ Collaborazione, chiave per il video italiano Alla luce di queste considerazioni e di queste cifre cominciamo a guardare SitHome un nuovo esperimento italiano di racconto in serie per la rete. Si tratta di una situation comedy collaborativa basata su un format per il quale al termine di ogni puntata gli stessi spettatori sono chiamati a partecipare inviando possibili soggetti per l’episodio seguente . Esistono ovviamente anche delle regole e delle limitazioni rispetto a cosa si può scrivere. Il soggetto migliore viene poi scelto e trasformato in sceneggiatura dagli autori, e in una puntata da circa 10 minuti dalla troupe e dal cast. Questa dinamica fa sì che il tempo totale che intercorre tra la messa online di due episodi sia di circa 2 settimane, un po’ tanto per il distratto pubblico della rete.
Il sito promette agli utenti vincitori del concorso bisettimanale la visibilità nei credits dell’episodio da loro scritto e dei biglietti per il teatro come premio, cose che in sé forse sviliscono il senso della partecipazione ad un progetto simile. Se si collabora, lo si dovrebbe fare come si scrive un blog o si posta un commento, per desiderio di prendere parte a qualcosa che si ritiene valevole, per voglia di espressione ecc. ecc. Pensare ad un premio implica che tutto questo non ci sia e si necessiti di un contentino, insomma un approccio molto poco 2.0.

Dei precedenti illustri (e più raffinati, spiace dirlo) in materia ci sono. In America già I.Channel ha fatto scuola in questo senso. Si tratta di una serie su un ragazzo continuamente spiato dalle telecamere e coloro che spiano sono gli stessi utenti che guardano gli episodi della serie. Gli spettatori nella finzione comunicano con lui tramite dei messaggi che gli arrivano su un telefono cellulare e nella realtà attraverso i commenti ai video. Dopo ogni puntata infatti gli autori raccolgono i commenti, ne selezionano alcuni e li incorporano nella puntata seguente nella forma di sms ricevuti dal protagonista, strutturandogli attorno una storia che li renda in tono e appropriati a ciò che succede, come se arrivassero in diretta.
Non c’è premio per chi commenta, non c’è nome nei credits (semmai il nick alla fine del messaggio) e la partecipazione è ovviamente molto alta.

Di SitHome al momento è uscito un solo episodio e il prossimo (scritto dal vincitore del primo round di soggetti) è previsto per l’11 Dicembre. Non si capisce però davvero cosa voglia essere la serie : una webserie comica per il grande pubblico? Una fucina di talenti? Una strana forma di format para-reality in cui il pubblico può prendere il posto di protagonista alla scrittura? Un gioco (come spesso viene ripetuto dalla comunicazione ufficiale del sito)? Un modo per mettersi in luce?
Vale la pena di porsi la domanda (alla quale non è possibile rispondere: “Tutto questo insieme”) perché da una simile considerazione discendono anche quelle relative a quale modello di business possa essere utilizzato, come si possa rientrare dei costi di realizzazione di ogni episodio e che tipo di successo ci si attende o si spera.

Al momento l’episodio zero è stato visto 30.000 volte, una cifra buona, calcolando che non ha beneficiato di una promozione di alto profilo ma solo di qualche comunicato stampa e di passaparola di diverso tipo tra social network e blog. Ma non si tratta comunque di una cifra sufficiente a sostenerlo, anche se fosse solo una media utenti. Forse anche prevedendo questo e con un po’ di lungimiranza sul canale YouTube di SitHome compaiono da un po’ di giorni versioni della puntata zero sottotitolate in diverse lingue.

Il problema semmai è che non sembra proprio un prodotto da internet. La realizzazione, almeno dell’episodio pilota, è curata ma molto debitrice di tutto quello che si è fatto e si fa in televisione nel nostro paese e, a meno di sterzate clamorose negli episodi seguenti, non sembra in grado di poter calamitare l’attenzione dei navigatori, non sembra in grado di poter acquistare una qualche viralità nè tantomeno di avere quelle caratteristiche necessarie ad una diffusione in rete. Quello che sembra è un prodotto che, in virtù di un eventuale successo su internet, potrebbe poi sbarcare in televisione in un formato breve.

SITHOME EPISODIO ZERO

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
9 dic 2008
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