Webtheatre/ Internet TV made in Italy

Webtheatre/ Internet TV made in Italy

Un modello importato da oltreoceano sbarca in Italia. Volti noti della TV e dei media tradizionali per prodotti realizzati esclusivamente per Internet. Con tanto di invito a partecipare
Un modello importato da oltreoceano sbarca in Italia. Volti noti della TV e dei media tradizionali per prodotti realizzati esclusivamente per Internet. Con tanto di invito a partecipare

Dal 23 febbraio ha aperto i battenti FlopTv . Dopo una campagna pubblicitaria moderata e stranamente poco virale, sono ora online i primi video. Per la prima volta in Italia un sito unico aggrega e produce video per la rete realizzati con cura e con budget medio-alti (o semplicemente alti se si considera il panorama nostrano) grazie anche alla forza che ha alle spalle: Fox Italia.

FlopTv è proprio la derivazione per la rete del network di canali televisivi, una cosa molto comune negli USA (quasi tutti i principali network ne hanno una) e che non a caso arriva da noi proprio grazie alla divisione italiana di un’azienda statunitense. Più curioso è invece il fatto che si tratti del primo esperimento in questo senso per Fox International, che ha scelto proprio l’Italia come banco di prova.

Al pari di grandi aggregatori/studi di produzione come MyDamnChannel , Spike.tv o Strike.tv , anche FlopTv ha più o meno una sua coerenza interna (che per il momento è il non prendersi per nulla sul serio) e presenta diverse serie a sfondo umoristico indipendenti l’una dall’altra, curate da soggetti diversi e realizzate con una certa conoscenza di cosa si fa in rete e, cosa più importante, di come lo si fa.

Al momento non tutto è già attivo. Ci sono i blog che devono ancora partire, e così anche il download degli episodi e la possibilità di riceverli via cellulare, ma si intuisce che lentamente tutto prenderà il via. Ad essere interessante però è la tipologia di offerta che per il nostro paese è una novità totale : video seriali da guardare in streaming o da scaricare, fruibili da cellulare, dotati di un feed che si può sottoscrivere, commentabili, con pubblicità in preroll fissa (uno sponsor solo che paga probabilmente a forfait) e possibilità di segnalazioni su social network.

Insomma un’offerta tecnicamente “completa” che non si limita a presentare dei contenuti ma li inserisce nel circolo delle discussioni e dei rimandi della rete semplicemente fornendo questa possibilità. Peccato però che tale circolazione sia, almeno al momento, fortemente regolata dall’alto. I video non sono embeddabili, non sono presenti su altre piattaforme come YouTube (sul canale Floptv ci sono solo una serie di spot) nè ne è tollerata la presenza (le puntate uploadate sul sito sono state rimosse).

FlopTV ad ogni modo è anche “aperta”, non prevede un’interazione blanda e inquadrata nei limiti decisi dagli autori ma nemmeno l’invasione ragionata di contenuti come fa Funny Or Die : l’idea è invece di reclutare possibili alternative ai contenuti prodotti in proprio. Dal primo marzo infatti sono aperte quelle che chiamano le “lezioni dell’accademia di comicità” e che consistono nell’invio di materiale da parte degli utenti. I video saranno poi valutati dalla redazione per l’eventuale adozione del format (e probabilmente dei suoi creatori) nel circuito delle serie FlopTV.

Come infatti gli altri aggregatori/studi di produzione elencati all’inizio anche FlopTV punta anche a produrre nuovi contenuti e nuove serie ragionando sulle proposte degli utenti . Una sorta di applicazione alla creatività dell’etica open source: aiutiamo ad integrare nel canale le aggiunte che riteniamo valevoli. Più selettivo dell’onnivoro e democratico YouTube, un canale come FlopTV si configura quindi come il primo referente italiano di livello per la serialità in rete.

Al momento le serie che sono partite non sono dunque ancora produzioni ideate e gestite dagli utenti e appoggiate da FlopTV, bensì tutta produzione propria del canale realizzata con la collaborazione di alcune personalità già note. Il travaso di personaggi noti dalla televisione al video in rete avviene anche qui a partire dai comici, ovvio quindi l’impiego di personalità come Maccio Capatonda, emerso all’interno dei programmi della Gialappàs Band e poi proliferato in rete anche grazie al formato breve dei suoi finti trailer che ben si adatta alla viralità, e Elio (di Elio e le storie tese). Anche Alessandro Di Carlo, comico già visto a Zelig, collabora sia come autore che attore della propria serie.

Le tre produzioni principali al momento attive sono Sogni , Drammi Medicali e Italiani Nello Spazio , tutte partite con i primi due episodi e leggeremente diverse da quello che si vede in televisione, anche se il referente è ancora molto chiaro. Non si tratta infatti ancora di una serialità in rete “pura” , ma di quelle forme ibride (molto diffuse anche negli Stati Uniti) che prendono spunto da trame o modi di girare tipici della televisione per estenderne, allargarne e variarne i contenuti.

È il caso di Drammi Medicali, che palesemente parodia tutto il mare di produzioni a sfondo ospedaliero italiane e americane, ma anche di Italiani Nello Spazio che nei modi in cui è girato ricorda molto gli sketch comici televisivi. Infine Sogni, che rimedia la fissità di inquadratura da esperimenti come Camera cafè. Ancora più interessante si prospetta Kasa Kiss, serie tra quelle prossime a partire, che già dal nome e dal logo (che fa riferimento al gruppo rock dei Kiss) sembra molto più indicata al pubblico di internet.

Negli USA siti di produzione simili non solo hanno catalizzato in un certo senso alcune delle cose migliori che si sono prodotte in rete, trovando e selezionando anche i modelli di business più affidabili (poichè c’è un marchio a fare garanzia e non una serie di nomi e cognomi sconosciuti), ma hanno soprattutto diffuso una cultura dell’uso del web come mezzo di produzione audiovisuale. Le principali innovazioni di linguaggio passano sempre per serie di MyDamnChannel o Spike.tv, anche quando non si originano su quei canali ma vengono magari da esperimenti più indipendenti e selvaggi.

I siti di produzione sono la componente mainstream del video in rete e ne mostrano in un certo senso lo stato dell’arte , sperimentando magari meno degli indipendenti (si tratta pur sempre di strutture più grosse) ma aggiornando tutti i fruitori/potenziali produttori su quali siano le tecniche i linguaggi e gli standard narrativi del mezzo.

In Italia qualcosa di simile era indispensabile per vivacizzare e stimolare una produzione di video per la rete indipendente, oggi quasi pari a zero. Su YouTube (terreno d’elezione del video in rete indipendente) sono pochissimi i contenuti italiani, seriali e non, che valga la pena seguire e anche questi mancano di strutture, supporti e aggregatori che li rilancino. Si tratta ancora di cose immature, raramente finzionali e per lo più simili a vlog, ma è pur sempre qualcosa da coltivare.

SPOT FLOPTV:

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
26 feb 2009
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