WebTheatre/ La cucina in diretta

WebTheatre/ La cucina in diretta

di G. Niola - Due servizi, lanciati contemporaneamente, dedicati alle dirette video ambientate in cucina. Un terreno di sperimentazione per i contenuti live, già abbracciati da Facebook e Twitter
di G. Niola - Due servizi, lanciati contemporaneamente, dedicati alle dirette video ambientate in cucina. Un terreno di sperimentazione per i contenuti live, già abbracciati da Facebook e Twitter

La diretta sta diventando il nuovo graal del video in rete. Non da oggi ma da qualche anno. Da così tanto che Twitter con Periscope e Facebook con Livestream ci sono arrivati mentre YouTube ancora non l’ha allargata a tutti ma è pronto da più tempo di tutti. La cosa più interessante però non sono questi servizi che consentono a chiunque di fare streaming in diretta di qualsiasi evento (UStream era il primo e aveva iniziato quasi 10 anni fa), perché offrono possibilità usa e getta, cioè non consentono la creazione di canali. Più interessante è invece, nel momento in cui lo spazio del live è la nuova terra di conquista, chi crea un servizio in grado di sfruttarlo al meglio.

Forse non è un caso che in meno di 7 giorni due nomi molto grandi abbiano creato due servizi di diretta relativi al cibo. Il primo in ordine di tempo è stato Nom , del fondatore e ideatore di YouTube Steve Chen. Si tratta di un servizio che consente di registrare e fare streaming in diretta di video dalla webcam del proprio computer o da quella dei propri device iOS (ancora niente Android, stranamente). Organizzato in maniera abbastanza confusa, ma volutamente, mostra le trasmissioni in onda e solo poi quelle già andate in onda. Ogni persona un canale, ogni canale diversi live o diverse foto. Tutto solo e unicamente sul cibo e sulla cucina.

Com’è facile immaginare al momento Nom è il regno dell’amatorialità e del velleitarismo, utenti che scimmiottano le trasmissioni televisive di cucina senza riuscire ad azzeccarne ritmo o inquadrature, non risultando né chiari né innovativi.

Forse è per questo che l’altra novità, Twitch Food , è partita con la trasmissione della più storica delle trasmissioni televisive di cucina. Come dice la parola stessa è la versione dedicata al cibo di Twitch, social network di dirette streaming dedicato unicamente ai videogiochi e accessibile direttamente dalle console oltre che dai PC. Twitch ha avuto un successo clamoroso dando vita a canali molto seguiti e aiutando lo sviluppo degli e-sport. Adesso con una sezione a parte dedicata al cibo vuole fare lo stesso ma prima di partire sta mandando tutte le puntate di The French Chef di Julia Child, la donna che ha insegnato all’America a cucinare.

Twitch Food

Nom e Twitch Food arrivano sospettosamente insieme, più probabile che siano frutto di spionaggio industriale che di idee uguali. Tanto che Nom, in prima battuta, veniva spiegato come il “Twitch del cibo”.
Quello che tuttavia questi due nuovi servizi mostrano è che ad ora l’esigenza di trasmissioni live, di comunicazione video che non sia differita, sembra la più pressante. Nata con gli smartphone, la mania dello streaming per tutti è la naturale evoluzione di quella tendenza tipica dell’era digitale che fa di tutti dei produttori. Se tutti possono girare video, fare musica, scrivere, contando sul fatto che online ci sono piattaforme gratuite per distribuire questi prodotti, allora tutti possono anche fare trasmissioni in diretta.

Che la cucina sia stata scelta come primo terreno di sperimentazione (in realtà il secondo dopo i videogiochi) racconta solo delle mode del momento: il vero obiettivo, per nessuno dei due servizi, non è promuovere la cucina ma sperimentare la propensione degli utenti a fare streaming di qualcosa. Chiudersi in un ambito invece di consentirlo per qualsiasi contenuto come Facebook o Periscope è solo un modo di ritagliarsi un’identità e presentarsi più chiaramente agli utenti potenziali. Quello che invece è più interessante è semmai quanto questa dimensione differente possa portare alla nascita di format differenti dal solito. Come una televisione gigantesca, organizzata con palinsesti tematici e casuali, una specie di on demand ma live possa davvero creare un ordine differente in ciò che cerchiamo.
Come ha ben capito Google, il punto è sempre quello: nel momento in cui i contenuti non sono un problema perché tutti siamo disposti a produrne, e un 1% è sempre molto interessante, come è possibile renderli disponibili a chiunque senza la fatica di una ricerca approfondita? Con YouTube stanno lottando proprio per questo, lo streaming live dovrà passare attraverso il medesimo flagello.

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
17 mar 2016
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