WebUSB, API per accesso hardware via Web

WebUSB, API per accesso hardware via Web

Due ingegneri Google propongono un nuovo standard Web, una tecnologia teoricamente in grado di facilitare la gestione di quelle periferiche USB non dotate del tradizionale supporto nativo integrato negli OS moderni
Due ingegneri Google propongono un nuovo standard Web, una tecnologia teoricamente in grado di facilitare la gestione di quelle periferiche USB non dotate del tradizionale supporto nativo integrato negli OS moderni

Da Reilly Grant e Ken Rockot arriva la proposta di standardizzazione per WebUSB , una API (Application Program Interface) pensata per fornire capacità di accesso diretto all’hardware USB da parte di siti e pagine Web. La sicurezza è garantita, dicono i proponenti.

Grant e Rockot sono due ingegneri di Google, e una tecnologia come WebUSB sarebbe prevedibilmente l’ideale in ambienti progettati su misura per il business pubblicitario di Mountain View come ChromeOS e i terminali Internet-dipendenti commercializzati sotto il marchio Chromebook. La nuova API dovrebbe infatti fornire un modo per accedere direttamente all’hardware delle periferiche basate su cavo, una procedura che da anni non richiede più particolari complicazioni sui sistemi operativi per PC ma che lascerebbe fuori i dispositivi non standard o “inusuali”.

Diversamente da mouse, tastiere e unità di storage, spiegano i proponenti di WebUSB, dispositivi di recente fabbricazione come le stampanti 3D o i gadget IoT potrebbero richiedere un lavoro di configurazione aggiuntivo da parte dell’utente.

La nuova API semplifica tutto, almeno in teoria, e permette agli sviluppatori di interfacciarsi con i dispositivi di cui sopra tramite server remoto, semplificando la configurazione e l’installazione dei driver o addirittura aggiornando il firmware del gadget USB collegato al sistema.

Con WebUSB si semplifica tutto e lo si fa in maniera sicura, dicono Grant e Rockot, il supporto all’hardware USB diventa multi-piattaforma e “Web-ready” sostituendo il codice e gli SDK nativi necessari in precedenza. Al momento il progetto è un “work-in-progress” e gli sviluppatori terzi sono invitati a contribuire con il loro lavoro. Google e ChromeOS ringraziano in anticipo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 18 apr 2016
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