Che si tratti di milioni o “solo” di qualche centinaio di migliaia poco importa: lo studio legale texano Abington IP è seriamente intenzionato a dare voce alla “sete di giustizia” di quanti siano incappati nella mannaia novembrina di Redmond sulle Xbox moddate .
“Sebbene modificare le console Xbox sia discutibilmente un’eventualità che va contro i termini di utilizzo di Xbox/Xbox Live – sostiene Abington IP sulla pagina web dedicata alla class action – Microsoft avrebbe “convenientemente fatto coincidere il ban delle console con il rilascio del nuovo gioco Call of Duty: Modern Warfare 2 e meno di due mesi dopo la distribuzione del popolarissimo gioco Halo 3: ODST”.
A parere dello studio legale, dietro l’azione di Microsoft non ci sarebbe insomma la semplice caccia alla pirateria, e la società texana invita quanti sul territorio USA si fossero sentiti defraudati del proprio diritto di videogiocare con una console equipaggiata con modchip a partecipare insieme alla class action.
Dal canto suo Redmond sminuisce il tentativo di class action e riafferma convinta: “Microsoft ha il pieno diritto legale di estromettere questi utenti da Xbox Live”. “La pirateria è illegale – continua BigM – e la modifica all’Xbox 360 costituisce una violazione dei termini di utilizzo di Xbox Live”. Microsoft è evidentemente pronta a difendere il proprio operato in tribunale, qualora la class action approdasse davanti a un giudice.
Davanti al giudice invece era già approdata un’altra causa in tema di videogame, con protagonisti questa volta Nintendo e l’azienda spagnola Grupo Movilquick che realizza cartucce “aggiuntive” per la vendutissima console portatile DS. Il giudice di Salamanca ha stabilito che GM ha tutto il diritto di produrre i dispositivi visto che essi servono a “estendere” le funzionalità della console oltre che a praticare la pirateria , ragion per cui il gigante nipponico dovrà accontentarsi – se lo vorrà – di rivolgersi a una corte civile per eventuali questioni attinenti ai brevetti.
Alfonso Maruccia