Yahoo! e il gambaletto cinese

Yahoo! e il gambaletto cinese

di Gilberto Mondi - Il regime di Pechino può contare sull'appeal del proprio mercato per spingere le società più blasonate a collaborare con la più bieca censura, condita dal carcere, del libero pensiero. Il mondo che (non) cambia
di Gilberto Mondi - Il regime di Pechino può contare sull'appeal del proprio mercato per spingere le società più blasonate a collaborare con la più bieca censura, condita dal carcere, del libero pensiero. Il mondo che (non) cambia


Roma – “In Cina, credo, il sistema politico e le restrizioni sull’espressione politica in Internet non sembrano aver avuto conseguenze commerciali negative”. Si è espresso così l’ex presidente americano Bill Clinton nei giorni scorsi ad una conferenza internazionale sulla Cina e il mondo degli affari. Un’affermazione che, però, dice solo una metà della verità.

L’altra metà l’ha detta Jerry Yang , co-founder di Yahoo!, quando ha cercato di minimizzare il ruolo del portale nell’ identificazione di Shi Tao , condannato a 10 anni per aver detto al Mondo che il regime ha vietato ai giornali cinesi di parlare dei tragici fatti di Piazza Tiananmen, di cui lo scorso giugno ricorreva il 15esimo anniversario. Shi ha detto la sua sfruttando i servizi web di Yahoo! e quest’ultima ha fornito il suo IP alle autorità. “Avevamo le mani legate – ha detto Yang – non sapevamo perché volessero quelle informazioni, non ci dicono perché le vogliono, se ci inviano un ordine ufficiale del tribunale noi dobbiamo eseguire quanto richiesto dalle leggi locali”.

Cosa sarebbe accaduto se Yahoo!, che dovrebbe ben conoscere la lunga storia di condanne infilitte dal regime pechinese a giornalisti, blogger e utenti internet, avesse rifiutato di fornire i dati dell’utente? Non è difficile prevederlo: il più grosso portale americano sarebbe stato messo in croce dalle autorità cinesi, avrebbe subìto l’ostracismo del Governo e avrebbe probabilmente dovuto dire addio alle proprie speranze di conquista di un lucroso mercato.

Ma non sarebbe accaduto solo questo. Se una net company delle dimensioni di Yahoo! si fosse opposta alla richiesta, non solo Shi Tao sarebbe probabilmente ancora a piede libero ma il terremoto commerciale causato dalla reazione delle autorità cinesi avrebbe avuto una eco senza precedenti sui media di tutto il Mondo.

Dinanzi a quanto sta accadendo in quel grande paese, la cui ammissione nel WTO è la più plateale dimostrazione dell’avvenuto scollamento tra diritti individuali e mercato sullo scacchiere internazionale, è probabilmente ingiusto aspettarsi che una società di lucro si opponga alle solite tragiche buffonate del regime ma non può non sorprendere la sostanziale ignavia che manager di grosso calibro giustificano con le necessità economico-finanziarie delle proprie aziende.

Nel caso di Yahoo!, ma non dubitiamo che qualunque altra grande società si sarebbe comportata nello stesso modo, fornire quelle informazioni è stata una forma di opportunismo politico , malcelata dietro la necessità di aderire alle leggi di un paese che soffoca con la galera, o peggio, chi compie l’assurdo delitto di dire quello che pensa.

Per questo Clinton non l’ha detta tutta, perché se non ci sono state fin qui conseguenze commerciali dalle assurdità politiche cinesi lo si deve alla complicità dei governi di mezzo mondo, del WTO, e di società di grosso calibro, pronte a tutto pur di accaparrarsi una fetta di torta alla soia.

Gilberto Mondi

I precedenti interventi di G.M. sono disponibili qui

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Pubblicato il
13 set 2005
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