Il centro TACC (Texas Advanced Computing Center) dell’università di Austin ha presentato il progetto di un supercomputer da 10 petaFLOPS, chiamato Stampede . L’installazione, da completare in un paio d’anni al massimo, verrà a costare oltre 50 milioni di dollari.
Per raggiungere il traguardo dei 10 petaFLOPS il progetto texano utilizzerà prevalentemente i co-processori Knights Corner prodotti da Intel, con architettura MIC (Many Integrated Core) a 22 nanometri, espressamente rivolta al super-computing.
Anche i server prodotti da Dell, con doppia CPU Xeon E5 a otto core e 32 gigabyte di memoria l’uno, faranno la loro parte nel progetto. L’idea è sempre quella di abbinare tantissimi core, non esageratamente potenti, per incrementare le prestazioni senza gravare troppo sul consumo energetico.
La potenza computazionale di queste installazioni modulari raffreddate a liquido viene sempre messa al servizio di applicazioni scientifiche e industriali ma in questo caso si punta anche a battere gli 8,16 petaFLOPS del mostruoso mainframe Fujitsu in fase di completamento.
Roberto Pulito
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Meraviglioso, se non che'...
si sente puzza di marcio lontano un km....L'oggetto del contendere sono i "libri morti".. libri che l'editore NON ritiene di alcun valore (e quindi non li ristampa)Brava gente operosa li digitalizza (perche cmq a qualcuno interessano), e si parla del circuito PUBBLICO delle biblioteche. POI gli editori e le varie siae si svegliano (vedi articolo della gilda libraria americana di gg fa) e vedono che si possono succhiare altri soldi dalla roba "morta"... e subito si sente parlare di CREAZIONE DI NUOVE "SIAE" TRANSNAZIONALI pronte a gestire/negoziare questa pappa... presumibilmente succhiando anche altri soldi alle biblioteche (pubbliche)... e perche' no, qualche nuova causa legale per quel che si e' gia fatto...bubbaRe: Meraviglioso, se non che'...
> L'oggetto del contendere sono i "libri morti"..è borderline: penso che a volte la stampa su carta di libri no si faccia (più) perché l'invenduto e la carta sprecata ti fa rinunciare perché perderesti di più di quanto guadagni dal venduto.Oggi stanno nascendo molti autori minori che vendono libri elettronici a poco prezzo, ma almeno vedono pubblicata la propria opera. Ieri questi o non pubblicavano o si pagavano la stampa di 1000 pezzi rimettendoci dei soldi.Così mi pare abbia senso tutelare il lavoro di chi è andato a stampa e poi ha avuto poco sucXXXXX o un uditorio di nicchia.Chiaro che si deve parlare di pochi euro altrimenti non ha senso.LonzaRe: Meraviglioso, se non che'...
È il problema dell'abandonware.Per questo chi compra fa un danno.uno qualsiasiRe: Meraviglioso, se non che'...
Questo discorso diventa interessante in ambito scolastico/accademico. A scuola trovavo sempre volumi anni 50-60 di varie materia sicuramente non più in stampa. Ovviamente non sono tanto aggiornati ;) ma hanno qualcosa in più rispetto ai libri di adesso. Non tanto il fascino del libro vecchio che è soggettivo, ma i contenuti di questi libri. Magari non sono aggiornati ma sono spiegati benissimo e basta poco per mettersi al passo. Per materie come chimica, fisica ed elettrotecnica sono stati oro puro quelle anticaglie :) Avere in qualche maniera la possibilità di recuperarli potrebbe essere solo che utile.Poi se un best seller fallito non vende dubito che continuerà a vendere dopo una rinascita digitale, perciò che lo rilascino gratuitamente in modo che ne resti almeno il ricordo.-----------------------------------------------------------Modificato dall' autore il 26 settembre 2011 17.53-----------------------------------------------------------Metal_neoGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiRoberto Pulito 26 09 2011
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