Il sì del Regno Unito a Huawei per il 5G

Il sì del Regno Unito a Huawei per il 5G

I rischi legati all'impiego di infrastrutture Huawei per il 5G sono gestibili: questa la conclusione del National Cyber Security Centre britannico.
Il sì del Regno Unito a Huawei per il 5G
I rischi legati all'impiego di infrastrutture Huawei per il 5G sono gestibili: questa la conclusione del National Cyber Security Centre britannico.

Il Regno Unito prende posizione e afferma di ritenere gestibile il rischio legato all’impiego di componentistica e impianti Huawei per allestire le proprie reti 5G. Una visione diametralmente opposta rispetto a quella degli USA e di altri paesi che invece hanno già messo nero su bianco l’intenzione di non affidarsi al fornitore cinese per approntare i network mobile di prossima generazione.

UK: Huawei e 5G, rischio gestibile

A riportarlo è il Financial Times, citando una decisione presa dallo UK National Cyber Security Centre. L’intelligence britannica non nega l’esistenza di potenziali pericoli relativi a pratiche di spionaggio, ma afferma come vi siano gli strumenti adatti per scongiurarli. Al momento nessun comunicato ufficiale, solo le informazioni riferite da due fonti rimaste anonime, ma ritenute a conoscenza dei fatti.

Va ricordato che il Regno Unito fa parte dell’alleanza Five Eyes al fianco di Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia (gli ultimi due paesi hanno già messo al bando Huawei). Anche per questo motivo la scelta potrebbe aver ripercussioni sugli altri territori, dentro e fuori dall’Europa. Rimanendo in tema, l’Italia non si è ancora espressa in merito, smentendo le voci circolate un paio di settimane fa su un possibile ban per Huawei e ZTE.

Le altre nazioni potrebbero concludere che se i britannici sono certi di poter gestire il rischio per la sicurezza nazionale anche loro possono rassicurare i cittadini e l’amministrazione USA sulla volontà di agire in modo prudente, continuando a permettere ai loro provider di telecomunicazioni di utilizzare componenti cinesi finché prendono le precauzioni suggerite.

Tra le raccomandazioni, si ipotizza, la necessità di non affidarsi a un solo fornitore per l’allestimento delle reti 5G, acquistando antenne e altri apparati da più aziende. Robert Hannigan, ex numero uno del Government Communications Headquarters britannico, ha di recente affermato che a differenza di quanto sostenuto dagli Stati Uniti fino ad oggi non sono emerse prove concrete di attività malevole condotte da Huawei in termini di spionaggio e definendo cosa non sensata il sostenere che l’inclusione di una qualsiasi componente di provenienza cinese nelle reti costituisca un pericolo.

Gli USA alzano il muro

Oltreoceano la si pensa diversamente: il vicepresidente Mike Pence ha ribadito nei giorni scorsi come i rischi siano reali, per via delle normative vigenti in Cina che obbligano le aziende a condividere le informazioni con il governo di Pechino. Circolano inoltre voci su un possibile ordine esecutivo già sulla scrivania di Donald Trump, il cui obiettivo sarebbe quello di forzare la mano e impedire definitivamente agli operatori statunitensi di affidarsi a Huawei. Nel frattempo il colosso cinese respinge le accuse che gli sono state mosse dal Dipartimento di Giustizia di Washington, mettendo online un portale informativo in cui ripercorre la propria storia ed evidenzia il proprio impegno finalizzato a sostenere innovazione, trasparenza a sicurezza.

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Pubblicato il
18 feb 2019
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