Philips si sta lanciando su un nuovo sistema di fingerprinting ritagliato su misura per le esigenze delle major interessate a tenere traccia della diffusione online del proprio materiale video.
In sostanza questo sistema, che verrà presentato al prossimo International Consumer Electronic Show (IFA) di Berlino, funziona così: il produttore del contenuto inserisce il fingerprint all’interno dello stesso e poi ne immagazzina un clone in un database. In questo modo il file è immediatamente identificabile anche se chi lo ha messo in rete ne ha modificato il nome o il formato.
I dettagli
Stando a quando dichiarato a PC World dal CEO di Philips Identification Unit, Ronald Maandonks, il processo supera alcune limitazioni tipiche di altre metodologie, come il watermark. “Nel caso in cui il contenuto del file – spiega Maandonks – sia stato alterato o convertito in un altro formato sarebbe molto più difficile effettuare la comparazione: il trucco sta nel riuscire a comparare i fingerprint in una frazione di secondo, e il sistema da noi elaborato può farlo anche se si trattasse di un videoclip della durata di cinque secondi”.
A questo punto le aziende di controllo riuscirebbero ad individuare un file protetto, condiviso ad esempio attraverso un network P2P, non guardando il nome del file o il watermark, ma comparando il fingerprint contenuto nel file con quello a disposizione del database, quindi anche se con nome ed estensione diversi dall’originale il file sarà sempre rintracciabile, e con esso chi lo condivide. Maandonks aggiunge che in un network di monitoraggio si può arrivare a verificare il fingerprinting su migliaia di canali video in parallelo.
L’interesse delle major, e dunque di produttori come Philips, per la protezione di materiale multimediale nasce naturalmente dalla diffusione sempre più capillare delle connessioni a banda larga che velocizzano la condivisione di file sempre più grandi, anche gratuitamente ed in modo abusivo. Un processo in cui Philips sta muovendosi con grande rapidità: di recente ha sollevato scalpore la tecnologia di blindatura sviluppata dal colosso olandese capace di impedire la libera fruizione non solo dei contenuti televisivi ma anche di quelli videoregistrati.
Giorgio Pontico