ACS:Law, disastro dell'antipirateria

ACS:Law, disastro dell'antipirateria

Lo studio legale britannico continua a collezionare fallimenti e figuracce in tribunale. Il giudice mette alla berlina assenze e comportamenti dell'avvocato Andrew Crossley
Lo studio legale britannico continua a collezionare fallimenti e figuracce in tribunale. Il giudice mette alla berlina assenze e comportamenti dell'avvocato Andrew Crossley

Ennesimo capitolo nero nella lunga parabola discendente di ACS:Law , lo studio legale britannico che si era messo in testa di trasformare il P2P non autorizzato in un business di riscossione crediti ed è poi finito con i server bucati e le grame figure davanti al giudice. Lo studio istituito da Andrew Crossley – a partire dal modus operandi dell’altrettanto famigerata compagnia Davenport Lyons – finisce per beccarsi l’ennesima reprimenda da parte di un giudice UK sui comportamenti tenuti in tribunale e le richieste “incredibili” fatte alla corte.

Così, mentre Crossley è in attesa di venire indagato dal tribunale disciplinare dell’avvocatura britannica (Solicitors Disciplinary Tribunal) per le sue lettere minatorie alla ricerca di compensazioni monetarie per download “illegali” mai verificati, il giudice Birss ha messo in dubbio la legittimità di altri 27 casi messi in piedi da ACS:Law per via delle loro caratteristiche “insolite”.

Le 27 cause bloccate da Birss si uniscono alle 8 già andate al macero per evidente inadeguatezza della documentazione e dei comportamenti dei legali dell’accusa, e per evitare che si procedesse con l’indagine stabilita dal giudice Crossley ha chiesto semplicemente di far cadere nel vuoto i procedimenti .

Ma gli avvocati della difesa chiedevano compensazioni monetari per i costi legali e Crossley stesso non si era presentato alle udienze per un non meglio specificato “incidente automobilistico familiare”, per cui il giudice Crossley ha negato la possibilità di chiudere in fretta e furia la partita e di procedere oltre con l’analisi delle cause.

L’ultima – per ora – pietra angolare dello scandalo ACS:Law è rappresentata dalla richiesta di un rinvio dei processi da parte di MediaCAT (il “detentore dei diritti” che secondo il giudice delle 8 cause precedenti non aveva fornito prove sufficienti a confermare la sua presunta proprietà) su istruzione dello studio legale di Crossley.

Il tempo aggiuntivo guadagnato da ACS:Law doveva servire a correggere gli errori nelle prove e riaprire nuove cause contro gli ignoti utenti-condivisori, ma per il giudice Birss tale comportamento rappresenterebbe un vantaggio sleale per l’accusa e pertanto i 27 processi – tranne uno – restano in piedi così come l’indagine sulla loro legittimità.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 gen 2011
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