AGCOM: vogliamo negoziare gli algoritmi

AGCOM: vogliamo negoziare gli algoritmi

L'AGCOM potrebbe intraprendere azioni per negoziare gli algoritmi di diffusione delle notizie adottati dalle odierne piattaforme online.
AGCOM: vogliamo negoziare gli algoritmi
L'AGCOM potrebbe intraprendere azioni per negoziare gli algoritmi di diffusione delle notizie adottati dalle odierne piattaforme online.

Sebbene non sia chiaro cosa intenda fare, né come intenda farlo, è chiaro invece il fatto che l’Autorità Garante per le Comunicazioni senta il dovere di intervenire sul campo della disinformazione online. Lo ha reso manifesto in queste ore con un intervento nel dibattito “Consumaker. Il futuro è nelle mani dei consumatori” promosso da ADOC (pdf), ma la cosa era evidente fin dal recente report sul quale già abbiamo sollevato alcuni fondamentali dubbi.

È il web che decide cosa dobbiamo leggere, ponendo in evidenza alcune informazioni rispetto ad altre che, spesso, risultano non veritiere“, parole pesanti firmate dal Commissario AGCOM Antonio Martuscello, il quale continua sottolineando il fatto che sia oggi necessario “rendere più trasparente il meccanismo che è alla base della profilazione delle notizie, l’algoritmo che gestisce la massa di dati e veicola all’utente informazioni talvolta fake“. Negoziare l’algoritmo è un principio nobile, poiché consentirebbe di assolvere a entrambe le funzioni: garantire la libertà di espressione e, al tempo stesso, monitorare i flussi dell’informazione affinché non siano distorti da possibili interessi di parte.

Ha ragione Martuscello quando punta il dito sull’importanza dell’algoritmo, “uno strumento che, non solo filtra i contenuti disponibili per presentarli agli utenti secondo un ordine, spesso personalizzato, ma è in grado di determinare le modalità di fruizione dell’informazione, orientando significativamente il successo o meno in termini di audience di una notizia“. Quest’ultimo cenno all’audience dovrebbe però far riflettere: è giusta la direzione che intraprende l’AGCOM con il proprio affondo? Inoltre: stiamo parlando di algoritmi o di audience? Perché dietro agli algoritmi ci sono interessi legati al contenuto, mentre dietro all’audience ci sono interessi economici legati all’advertising: confondere mezzo e fine è un attimo e far chiarezza subito diventa pertanto cosa necessaria.

Secondo Martuscello la situazione è la classica di “una forma di fallimento di mercato” sulla quale intervenire per riportare eque condizioni e per favorire la crescita. Come? con “un’azione che privilegi obblighi di trasparenza e accountability della distribuzione delle notizie da parte delle piattaforme Internet“. Sebbene il Commissario AGCOM non nomini i diretti interessati, nel mirino ci sono giocoforza Facebook e Google, i due principali attori odierni del Web, attraverso i cui algoritmi prendono forma tanto il perimetro dell’informazione online, quanto gli estremi del mercato dell’advertising correlato.

Cosa intende fare l’AGCOM, quindi? Imporre specifiche predeterminate agli algoritmi, affinché garantiscano in qualche modo una equa distribuzione del traffico Web? In tal caso non sarebbero più le profilazioni e gli interessi a dettare ranking e flussi, ma interessi più generici e di ben difficile identificazione. Imporre un ranking fonte per fonte, basato su principi già ampiamente fallaci presenti nel report “news vs fake”? In talo caso ci sarebbe da pensare ad una azione dolosa di hijacking del traffico, più che un intervento correttivo per il bene del settore. La discussione tornerà ad avvitarsi sulla necessità di distinguere il vero da falso per valorizzare talune notizie a discapito di altre? In tal caso i preconcetti online vs offline emersi nel precedente report sarebbero una mina vagante poiché andrebbero ad inquinare anche l’algoritmo che vorrebbe edulcorare gli algoritmi.

L’AGCOM esprime un’istanza non certo di poco conto, e lo fa quasi preparando il terreno ad un intervento futuro che ancora non conosciamo. L’osservatorio sul giornalismo, il report sulla disinformazione e ora dichiarazioni che aprono a nuovi scenari: c’è da aspettarsi in tempi brevi “un’azione che privilegi obblighi di trasparenza e accountability della distribuzione delle notizie da parte delle piattaforme Internet”? Su trasparenza e accountability tutti saranno concordi, poiché principi universalmente validi; tutto il non-detto che si nasconde dietro questa promessa-non-promessa, invece, è un’ombra che si allunga sul futuro prossimo.

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Pubblicato il 28 nov 2018
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