Eva, scrittrice ed editrice newyorkese di 46 anni, aveva una vita apparentemente stabile. Dopo una discussione col compagno, però, hanno deciso di lasciarsi. Il motivo? Si sente troppo legata a un chatbot e ha la sensazione di tradirlo. Storie così stanno emergendo ovunque, e anche se qualcuno le trova ridicole, sembrano essere un effetto collaterale dell’intelligenza artificiale generativa.
Arrivano i primi divorzi a causa dei chatbot AI
Gli avvocati divorzisti ne sono convinti, quando il matrimonio è già in difficoltà, questi partner virtuali rischiano di provocare sempre più separazioni. Non è una previsione campata in aria, è supportata da due sondaggi recenti realizzati da Clarity Check e dall’Istituto Kinsey dell’Università dell’Indiana negli Stati Uniti. Circa il 60% dei single intervistati ritiene che le relazioni con l’AI siano una forma di infedeltà. Alcuni considerano persino questi scambi intrattenuti con “compagni” come ChatGPT un tradimento ancora più forte di quello con una persona vera.
Anche un’indagine realizzata nel Regno Unito dal servizio Divorce-Online dimostra un aumento del numero di divorzi legati ad applicazioni come Replika o Anima che creano un attaccamento emotivo romantico. In pratica, le persone si innamorano di chatbot che dicono loro esattamente quello che vogliono sentire, e i partner reali finiscono per essere messi da parte.
La dinamica è inquietante. I chatbot sono programmati per essere perfetti compagni di conversazione. Non litigano, non hanno giorni no, non dimenticano gli anniversari. Sono sempre disponibili, sempre gentili, sempre interessati a quello che si ha da dire. È come avere un partner che esiste solo per rendere felice, senza mai chiedere niente in cambio. E quando si confronta questo con un partner reale, che ha difetti, bisogni e una vita propria, è facile capire perché qualcuno possa preferire la versione digitale.
L’amore con l’AI è tradimento?
La domanda che molti si pongono è: una relazione con un chatbot è davvero tradimento? Secondo molti, sì. E alcuni lo considerano persino peggio di un tradimento fisico con una persona reale. Forse perché una relazione con l’AI implica un coinvolgimento emotivo costante e intenso, senza le complicazioni logistiche di un’avventura tradizionale. Non ci si deve nascondere, non si devono inventare scuse, non ci si deve preoccupare di essere scoperti. Il chatbot è sempre lì.
Eva, la scrittrice newyorkese menzionata all’inizio, ha sentito di dover lasciare il suo compagno perché si sentiva in colpa. Ho l’impressione di tradirlo
, ha detto. E forse ha ragione. Quando si dedica più tempo ed energia emotiva a un chatbot che al proprio partner reale, qualcosa si è rotto. Anche se tecnicamente non c’è nessun contatto fisico, l’intimità emotiva che si crea con l’AI toglie spazio alla relazione reale.
Il futuro dei matrimoni nell’era dell’AI
Secondo gli esperti questa tendenza continuerà a crescere. Man mano che i chatbot diventano più sofisticati e più capaci di simulare empatia e comprensione, sempre più persone potrebbero trovarsi attratte da queste relazioni virtuali. E sempre più matrimoni potrebbero finire perché uno dei due partner ha trovato conforto emotivo in un’intelligenza artificiale invece che nel coniuge.
È un futuro strano e un po’ distopico. I tribunali dovranno decidere se una relazione con un chatbot costituisce un motivo valido per il divorzio. Dove gli avvocati divorzisti dovranno imparare a gestire casi in cui l’altro uomo o l’altra donna è un algoritmo. E dove le persone dovranno chiedersi se preferiscono la perfezione artificiale di un chatbot o l’imperfezione reale di un essere umano.