Anche le principesse usano Napster

Anche le principesse usano Napster

La pirateria piace al sangue blu? Sì, secondo l'opinione di Michela Rocco di Torrepadula che in Tv confessa di prelevare dal Web interi CD
La pirateria piace al sangue blu? Sì, secondo l'opinione di Michela Rocco di Torrepadula che in Tv confessa di prelevare dal Web interi CD


Ciciliano – Michela Rocco di Torrepadula, “La Principessa che diventò Regina” (come la definì un settimanale italiano quando fu eletta Miss Italia nel 1987) è oggi, nel 2000, la principessa che usa Napster.

Nel corso del Maurizio Costanzo Show di martedì notte, sotto gli occhi dell'”ex-hacker” Raoul Chiesa, dalla bocca sorridente della compagna di Chicco Testa i telespettatori hanno potuto conoscere Napster e la pirateria in rete in un modo molto spontaneo e simpatico:

“Io ho 10 cd fatti così. Mi sono abbonata a questo servizio (Napster) …”.
Bonariamente Costanzo avverte: “Ma così va per aria l’industria discografica, attenzione”
Lei sbotta, sussultando sulla poltroncina scomoda del Teatro Parioli: “Ma allora abbassate i prezzi dei Cd! Quarantamila lire… un Cd e magari poi mi piace solo una canzone. Ma allora me ne vado in Rete e me la scarico gratis”.
Costanzo rincalza “Ma dietro quel Cd c’è l’industria che ha fatto quel Cd!”
Candida, la principessa non si scompone: “Io ascolto tantissima musica, se dovessi comprarmi tutti i Cd che voglio non mi basterebbe lo stipendio!”

Neanche il presidente del sindacato dei giornalisti, Paolo Serventi Longhi, come sempre alla vana ricerca di “punti fermi e regole”, tirando in ballo le decine di migliaia di lavoratori dell’industria discografica, è riuscito a togliere il bel sorriso, sincero e un po’ beffardo, alla Miss.

Sarebbe bene ricordarsi ogni tanto degli strilli agonizzanti dell’industria cinematografica che nei primi anni ’80, terrorizzata dallo sbarco in massa dei videoregistratori nelle case di milioni di spettatori, annunciava che le major avrebbero smesso di produrre film entro un decennio.

Ormai, vent’anni dopo, nei costi di produzione di un film vengono calcolati gli introiti ricavati dalle vendite di Vhs e Dvd, mentre clamorosi flop nelle sale vengono salvati finanziariamente dal noleggio e dalla vendita delle copie. Decine di migliaia di negozi vendono e affittano videocassette, in un mercato che allora non esisteva.

Ma gli Mp3 scambiati con Napster sono gratis, potrebbe essere l’obiezione, quindi il parallelo non calza. Ma allora erano gli anni 80, senza internet e l’informatica, oggi siamo nel 2000.

E anche le principesse, ex “ragazze del muretto” e compagne di capitani d’industria, non hanno più i soldi per comprarsi quei costosissimi Cd.

Luca Schiavoni

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Pubblicato il
8 giu 2000
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