Animalisti ricorrono al mailbombing

Animalisti ricorrono al mailbombing

Per protestare contro le aziende che sfruttano gli animali per farne pellicce, un gruppo di animalisti mette a punto un software che bombarda i server delle imprese
Per protestare contro le aziende che sfruttano gli animali per farne pellicce, un gruppo di animalisti mette a punto un software che bombarda i server delle imprese

New York (USA) – La moda lo impone ma alcuni animalisti contrari all’uso delle pellicce di animali hanno intenzione di dare battaglia informatica contro l’industria di settore. Nelle scorse ore hanno messo a segno un primo attacco via Internet ai siti di alcune società, americane e non.

Il gruppo, The Electronic Civil Disobedience (ECD) against the Fur and the Vivisection Industry , a quanto pare ha messo a punto un software che facilita il mailbombing contro le aziende. In particolare, ogni volta che vengono scritti dei messaggi in una chat gestita dal gruppo, un’email viene in automatico spedita a tutte le aziende-target, provocando così l’effetto “bombardamento email”.

Un simile genere di attacco ha una funzione dimostrativa, in quanto non disabilita i server delle aziende mettendo semmai a dura prova la loro pazienza, e secondo gli esperti di Messagelabs , società specializzata in sistemi di sicurezza, non è probabilmente sanzionabile dalla legge. Non si tratta infatti di attacchi che sfruttano abusivamente le macchine altrui, come può accadere con i distributed denial-of-service attivati attraverso computer remoti di cui si è preso il controllo, quanto invece i propri server da cui vengono spedite le email.

Un pellicciotto Prese di mira sono fino a questo momento Fur Commission USA, Peek & Cloppenburg, Legacy Trading, MIFUR, la francese Maison de Bonneterie e le tedesche German Fur Institute e Fur & Fashion GmbH. Nessuna delle aziende ha voluto dare credito alla situazione, sebbene la Maison francese abbia ammesso l’esistenza di un attacco, senza fornire ulteriori dettagli.

Sul sito di ECD , mentre scriviamo divenuto irraggiungibile, è apparsa una nota secondo cui “intendiamo premere su quelle aziende e sulle istituzioni responsabili del fatto che volpi o furetti siano ancora cresciuti imprigionati in piccole gabbie al solo scopo di essere uccisi dopo qualche mese”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
16 feb 2005
Link copiato negli appunti