Apache perde quota, IIS decolla

Apache perde quota, IIS decolla

Durante il mese di marzo il server Web di Microsoft registra una sensibile crescita di mercato, erodendo ancora il trono di Re Apache
Durante il mese di marzo il server Web di Microsoft registra una sensibile crescita di mercato, erodendo ancora il trono di Re Apache


Roma – Il nuovo rapporto di Netcraft sulla diffusione dei software di Web server sembra portare ottime notizie per Microsoft, che vede sensibilmente incrementare la quota di mercato del suo Internet Information Server (IIS), e cattive notizie per il celebre serverone open source Apache, che deve invece registrare una scivolata verso il basso.

Sebbene Apache detenga da anni la leadership del mercato dei Web server, da qualche tempo vede erodersi la propria quota a causa di IIS e, sebbene in misura nettamente inferiore, da Zeus , un prodotto che va acquistando la fama di Web server più sicuro sulla piazza.

Secondo il nuovo rilevamento di Netcraft, basato sulla risposta di 38 milioni di siti, lo scorso mese Apache ha perso il 4.67% del proprio share, che oggi ammonta al 53,76% del mercato (pari a 20 milioni e mezzo di computer), mentre Microsoft IIS ha registrato una crescita del 4,89%, portando la propria quota di mercato al 34,02% (pari a 13 milioni di computer).

Nel suo rapporto, Netcraft indica fra le principali cause di questa brusca sterzata la migrazione dei nomi di dominio “parcheggiati” presso Register.com e Network Solutions – fino ad oggi ospitati su server Web Apache o Sun iPlanet – verso la piattaforma di Microsoft.

Network Solutions, in particolare, ha spostato diverse centinaia di migliaia di siti dal fornitore di Web hosting Digex, che adotta sistemi basati su Solaris, verso Interland, un’azienda che adotta invece sistemi Windows. Netcraft fa anche notare come “ironicamente molti dei siti spostati sono stati colpiti da crackers pochi giorni dopo”.

Nella sua indagine Netcraft ha anche scoperto che molti siti che utilizzano il sistema di crittazione dei dati, SSL (Secure Sockets Layer), fa uso di chiavi troppo corte per garantire una reale sicurezza delle transazioni. Questo, secondo Netcraft, sarebbe anche diretta conseguenza delle restrittive norme applicate dagli Stati Uniti sull’esportazione delle tecnologie di crittazione, norme che sono state riviste soltanto di recente.

In Europa, secondo Netcraft, il 25% dei siti adotterebbe chiavi SSL vulnerabili agli hacker, una percentuale che in Gran Bretagna sarebbe del 26,5% e in Francia addirittura del 41%. L’Italia non è contemplata nella rilevazione.

“Molti esperti – scrive Netcraft – attualmente raccomandano una lunghezza della chiave di almeno 1024 bit”.

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Pubblicato il
4 apr 2002
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