Australia, il flop dei filtri antiporno è clamoroso

Australia, il flop dei filtri antiporno è clamoroso

Il progetto per evitare l'esposizione ai contenuti pornografici online è costato l'equivalente di 52 milioni di euro. Soldi buttati al vento. Ma il Governo non cambia idea: quella è la strada
Il progetto per evitare l'esposizione ai contenuti pornografici online è costato l'equivalente di 52 milioni di euro. Soldi buttati al vento. Ma il Governo non cambia idea: quella è la strada

È bastato il classico “ragazzetto brufoloso” a sconvolgere completamente la crociata antipornografia del Governo australiano. La scorsa estate il sedicenne Tom Wood aveva craccato il filtro software che avrebbe dovuto salvare i giovani Oz dall’indecenza online; oggi lo stesso Ministro della Comunicazioni ha ammesso che gli 85 milioni di dollari australiani (52 milioni di euro) spesi per il software sono stati uno spreco di denaro pubblico .

Come riporta The Register , “Safe Eyes” sarebbe dovuto essere la punta di diamante del programma governativo NetAlert. Un’iniziativa da 189 milioni di dollari australiani per proteggere i minori dai contenuti pornografici e dagli adescatori online.

Ora, sebbene l’obiettivo finale sia condiviso da tutti, in molti dubitano che le soluzioni a senso unico proposte dal Governo siano vincenti. È dal 2005 che l’Australia fa parlare di sé per politiche censorie e antiporno. L’Australian Communications Authority proprio tre anni fa diede fuoco alle polveri con severe normative per la telefonia mobile. Lo stesso anno un rapporto shock sulle dipendenze online divenne argomento chiave della campagna elettorale. Nel 2006, infatti, i filtri statali antipornografia per tutti gli ISP fecero comparsa nel programma di Kim Beazley, leader dell’Australian Labor Party. Il Partito vinse poi le elezioni, ma con Kevin Rudd, attualmente ancora in carica.

“Il programma ha chiaramente fallito, anche se sono stati spesi 15 milioni di dollari in pubblicità per sostenerlo”, ha dichiarato Stephen Conroy, Ministro delle Comunicazioni. “Il Partito Labor ha sempre detto che il filtraggio lato PC non è una soluzione risolutiva per proteggere i bambini dai pericoli online”.

Il software gratuito avrebbe dovuto rispondere alle esigenze di 2,5 milioni di famiglie, ma dopo l’azione di cracking di Wood il flop è divenuto palese, ed ora viene ammesso senza mezzi termini. Di quel filtro, ad oggi ne sono state scaricate e spedite, in versione CD-Rom, solo 144 mila copie. Di queste solo 29 mila sono attive. “Filtrare la pornografia può servire, ma soprattutto è necessario collaborare coi ragazzi, perché il problema che abbiamo riguarda direttamente i ragazzi, non gli adulti”, diceva Wood neanche sei mesi fa.

“Il Governo ha un piano completo di sicurezza informatica che include l’implementazione di filtri obbligatori per gli ISP, in modo che sia controllato il traffico di tutte le case, scuole e Internet Point. L’Educazione per i genitori e gli insegnanti così come per i bambini rimane comunque una priorità”, ha dichiarato invece Conroy al Sydney Morning Herald.

La soluzione del Governo? Nuovi filtri. In attesa del prossimo crack.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
22 feb 2008
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