Australia, l'ISP non può prevenire le violazioni

Australia, l'ISP non può prevenire le violazioni

Terza vittoria di fila per iiNet, il provider australiano finito nelle grinfie di AFACT. L'Alta Corte considera l'ISP non responsabile delle violazioni commesse dai suoi abbonati a mezzo BitTorrent. Non ha i mezzi diretti per evitarle
Terza vittoria di fila per iiNet, il provider australiano finito nelle grinfie di AFACT. L'Alta Corte considera l'ISP non responsabile delle violazioni commesse dai suoi abbonati a mezzo BitTorrent. Non ha i mezzi diretti per evitarle

La sfida legale è terminata dopo quattro lunghi anni, con il punteggio di tre a zero per il provider australiano iiNet. Tre come le sentenze emesse in favore dell’ISP aussie , considerato non responsabile delle violazioni del copyright commesse a mezzo BitTorrent dai suoi abbonati . Cinque giudici della High Court of Australia hanno infatti respinto la richiesta d’appello presentata dai vertici della federazione locale anti-pirateria.

Era il novembre del 2008 quando i rappresentanti legali della Australian Federation Against Copyright Theft (AFACT) si scagliavano contro il fornitore di connettività, accusati di aver agevolato le violazioni online permettendo gli scaricamenti illeciti di numerosi film appartenenti alle major di celluloide. Secondo le accuse, iiNet non avrebbe adottato “misure ragionevoli” per sradicare le condivisioni sulle sue infrastrutture di rete.

I giudici dell’Alta Corte australiana hanno ora sottolineato come il provider non sia in grado di prevenire – non “con mezzi tecnici diretti” – lo sfruttamento delle reti BitTorrent da parte dei suoi abbonati. Al massimo, iiNet potrebbe procedere con la sospensione dei rapporti contrattuali firmati con gli utenti . L’industria cinematografica avrebbe apprezzato un meccanismo in stile francese con tanto di estromissione dei colpevoli dal web.

Ma gli stessi giudici australiani hanno aggiunto che le informazioni contenute nelle segnalazioni di AFACT non sono sufficienti ad imporre al provider un regime come quello dei three strikes. Ovvero l’invio di missive minatorie agli utenti per fermare le attività di scaricamento in violazione del diritto d’autore. La High Court conclude: l’industria non può accusare iiNet di aver chiuso gli occhi e permesso i download selvaggi.

Gongolante il CEO di iiNet Michael Malone, che ha nuovamente sottolineato come il provider non abbia mai incoraggiato attività di P2P e file sharing. La promozione di offerte legali da parte dell’industria resterebbe l’arma decisiva per battere i pirati, almeno secondo la visione dello stesso Malone. Per iiNet si tratta della terza vittoria in aula nei vari gradi di giudizio nel caso avviato da AFACT.

Ovviamente adirato il managing director di AFACT Neil Gane, che accusa il sistema giudiziario locale di essere indietro rispetto ai ritmi della rivoluzione tecnologica. Il ruolo di un ISP come iiNet dovrebbe essere centrale nella lotta alla condivisione illecita dei contenuti . E invece i giudici aussie hanno considerato iiNet non responsabile per ben tre volte. La saga dell’ iiTrial sembra davvero finita.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 20 apr 2012
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