Big Tech, bruciati in un anno 310.000 posti di lavoro

Big Tech, bruciati in un anno 310.000 posti di lavoro

Le aziende Big Tech stanno bruciando centinaia di migliaia di posti di lavoro: non si tratta solo di crisi economica, ma anche di pianificazione.
Big Tech, bruciati in un anno 310.000 posti di lavoro
Le aziende Big Tech stanno bruciando centinaia di migliaia di posti di lavoro: non si tratta solo di crisi economica, ma anche di pianificazione.

I colossi della tecnologia – detti anche Big Tech – si stanno arrendendo all’idea di dover ridimensionare le rispettive attività alla luce dell’attuale situazione economica globale. Ciò significa procedere anche con numerosi licenziamenti, tra più ondate che riguardano differenti divisioni delle aziende, cosicché la spesa interna diminuisca. A guidare la carica durante i primi mesi del 2023 è stata Meta, di cui ora si aspetta il licenziamento di migliaia di tecnici. Alcune indagini di mercato, però, rivelano stime più attendibili sulla quantità di posti di lavoro bruciati dalle Big Tech tra inizio 2022 e inizio 2023.

Big Tech: fiumi di licenziamenti in un anno

Come riportato da Corriere Comunicazioni a partire dai dati di Layoffs.fyi, infatti, dal primo trimestre dell’anno scorso sono stati eliminati 310.000 posti di lavoro circa nel settore tecnologico, sia alla luce del cambio dei piani da parte delle società Big Tech, sia a causa dell’aumento dei tassi di interesse, delle spese per le materie prime e per la gestione delle infrastrutture.

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Scendendo nel dettaglio, come parla Kevin Kruczynski di Gam Investments, dopo dieci anni di assunzioni massicce dovute ai margini elevati, realtà come Amazon, Google e Facebook (ora Meta) stanno correndo ai ripari con strategie riviste nella loro interezza. Il calo della domanda per prodotti e servizi rispetto a cinque-dieci anni fa è evidente e l’aumento del numero dei dipendenti non è più possibile.

La pandemia da COVID-19 ha dunque esacerbato alcune problematiche per le aziende Big Tech: un “eccesso di benefit” e un incremento dei costi tutt’altro che naturale, accompagnate parallelamente da pressioni inflazionistiche e dalla normalizzazione della domanda, con innalzamento dei tassi di interesse a livello internazionale.

Se oggi si notano centinaia di migliaia di licenziamenti è quindi a causa di questa combinazione di fattori, tra piani a lungo termine divenuti fallimentari a causa di imprevisti globali. In futuro, però, la situazione potrebbe mutare nuovamente grazie all’intelligenza artificiale e all’automazione, che promettono molto bene lato efficienza e produttività.

Fonte: CorCom
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Pubblicato il
16 mag 2023
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