BlackBerry e la net neutrality delle app

BlackBerry e la net neutrality delle app

L'ex-colosso canadese interviene a gamba tesa nella discussione (americana) sulla net neutrality, pretendendo che le autorità USA obblighino gli sviluppatori a rilasciare applicazioni per i suoi terminali mobile
L'ex-colosso canadese interviene a gamba tesa nella discussione (americana) sulla net neutrality, pretendendo che le autorità USA obblighino gli sviluppatori a rilasciare applicazioni per i suoi terminali mobile

Negli Stati Uniti la discussione sulla riclassificazione degli ISP di rete come provider da Titolo II è accesa, e anche BlackBerry, azienda con base canadese, interviene nel dibattito con argomentazioni che presentano un punto di vista parecchio quanto meno originale.

La posizione di BlackBerry in merito alla net neutrality americana è espressa dal CEO John Chen , che prima dimostra di aver capito i principi base della questione (tutto il traffico va trattato in maniera eguale, senza discriminazioni o “carreggiate preferenziali” di sorta) e poi si produce in una sortita ad effetto.
Per Chen e BlackBerry, infatti, i principi della net neutrality vanno applicati anche alle app e ai servizi di rete. Chen fa gli esempi di Apple e Netflix, che non permettono agli utenti di terminali BlackBerry di accedere alla messaggistica di iMessage o al popolare servizio di streaming video.

Secondo Chen, non garantire la disponibilità di una versione di iMessage specifica per BlackBerry, o di una app nativa per Netflix, equivale a “discriminare” BlackBerry e quindi a violare ipotetici principi di net neutrality che valgono anche per app e servizi, oltre che per i pacchetti di dati.

Sorpresa a parte, l’originale posizione del CEO BlackBerry ha il merito di evidenziare, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, la frustrazione della corporation con lo scarso successo della piattaforma BB10 e l’interesse altrettanto scarso degli sviluppatori. Gli accordi per allargare l’accesso agli app store di terze parti non è evidentemente sufficiente a cambiare la situazione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 23 gen 2015
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