In attesa che la FCC decida sulla possibile riclassificazione degli ISP come provider da Titolo II , cioè come utility pubbliche, la politica USA continua a produrre proposte di neutralità alternative. L’ ultima arriva dal Partito Repubblicano (GOP), e non è stata accolta molto positivamente dalla community – o dai politici di parte avversa, per quel che conta.
L’iniziativa del GOP mira a una riforma “dolce” della net neutrality, che prevede la possibilità di un filtraggio “ragionevole” dei pacchetti di dati e preclude alla Federal Communications Commission (FCC) la possibilità di applicare le regole da Titolo II sugli ISP.
Le organizzazioni che si battono a favore dei diritti digitali come Public Knowledge hanno accolto la proposta repubblicana apprezzando il tentativo ma squalificandone i contenuti , visto che a dire degli attivisti non viene garantito il diritto dei cittadini a godere di una rete aperta, indipendente e pronta alle sfide future. Ancora più critico il senatore democratico Edward J. Markey, che definisce l’iniziativa GOP un tentativo di difendere le “baronie” dei provider contro gli interessi dei consumatori a stelle e strisce.
In merito alla classificazione da Titolo II, e ai potenziali effetti negativi sugli investimenti per migliorare le infrastrutture, il boss di FCC Tom Wheeler si schiera con quelli che negano tali effetti. Gli ISP hanno gridato “al lupo, al lupo” sul Titolo II ma Sprint va in direzione contraria , una posizione pubblicamente apprezzata da Public Kownledge .
L’idea della net neutrality è semplice e molto importante, dice il professore Tim Wu della Columbia Law School, quindi la FCC deve agire subito, indipendentemente dal Congresso e dagli interessi della politica di Washington D.C.
Alfonso Maruccia