Blue Origin lancia New Glenn con satelliti NASA diretti su Marte

Blue Origin lancia New Glenn con satelliti NASA diretti su Marte

Blue Origin tenta il secondo lancio del razzo New Glenn domenica 9 novembre da Cape Canaveral. A bordo le sonde della NASA destinate a Marte.
Blue Origin lancia New Glenn con satelliti NASA diretti su Marte
Blue Origin tenta il secondo lancio del razzo New Glenn domenica 9 novembre da Cape Canaveral. A bordo le sonde della NASA destinate a Marte.

Jeff Bezos vuole finalmente dimostrare che il suo mega-razzo New Glenn non è stato solo un colpo di fortuna. Blue Origin ha annunciato che tenterà il secondo lancio domenica 9 novembre dal Launch Complex 36 a Cape Canaveral, Florida. È un momento decisivo per l’azienda spaziale di Bezos, soprattutto perché questa volta non è solo un test. Ci sono due sonde della NASA a bordo, e se qualcosa va storto, non saranno solo titoli di giornale imbarazzanti, ma contratti persi e reputazione danneggiata.

Il primo volo di New Glenn è avvenuto a gennaio ed è stato quasi un successo. Ha fatto tutto quello che doveva fare, tranne una cosa piuttosto importante. Il secondo stadio è entrato in orbita, ma il primo stadio è esploso al ritorno sulla Terra prima che Blue Origin potesse tentare di farlo atterrare su una nave drone nell’oceano.

Blue Origin, secondo lancio per New Glenn il 9 novembre con la NASA

All’inizio dell’anno Blue Origin aveva detto che il secondo lancio sarebbe avvenuto in primavera. L’estate è arrivata e passata, poi l’autunno. E ora siamo a novembre. Ma c’è una ragione per tanta prudenza stavolta. Questo lancio trasporterà merci per clienti paganti. Non è più solo un test interno dove se qualcosa esplode si può scrollare le spalle e pensare di aver imparato qualcosa. Ora ci sono contratti, aspettative, e soldi veri in gioco.

Il carico principale è costituito dai due veicoli spaziali gemelli ESCAPADE della NASA, diretti verso Marte. Le sonde dovranno studiare l’atmosfera marziana e come il vento solare interagisce con essa. A bordo ci sarà anche un sistema sperimentale di Viasat, realizzato per testare nuove tecnologie di telecomunicazione satellitare.

Il primo lancio di New Glenn è stato impressionante per molti aspetti. Il razzo è enorme, secondo solo al Falcon Heavy di SpaceX e allo Starship in termini di capacità di carico, e vedere qualcosa di quelle dimensioni decollare e raggiungere l’orbita è sempre spettacolare. Ma l’esplosione del primo stadio al ritorno ha lasciato un bel punto interrogativo.

Blue Origin voleva dimostrare che New Glenn può fare quello che Falcon 9 di SpaceX fa di routine, far atterrare il primo stadio su una piattaforma per riutilizzarlo. La riutilizzabilità è un aspetto fondamentale, perché riduce drasticamente i costi. Un razzo che si può usare una sola volta costa una fortuna.

SpaceX ha perfezionato questa tecnica dopo anni di esplosioni, fallimenti, e primi stadi che si schiantavano in modo spettacolare nell’oceano. Blue Origin sta attraversando la stessa curva di apprendimento, solo che arriva con dieci anni di ritardo. La domanda per questo secondo lancio è: riusciranno a far atterrare il primo stadio questa volta, o ci sarà un’altra esplosione? Blue Origin probabilmente ha fatto aggiustamenti basati su cosa è andato storto la prima volta, ma fino a quando il razzo non torna e atterra sulla nave drone, non sapranno se hanno risolto il problema.

New Glenn contro Falcon Heavy: la competizione che non è una competizione

New Glenn è il tentativo di Blue Origin di competere con SpaceX, è chiaro. È più piccolo di Starship ma più grande di Falcon 9, è quindi un’alternativa a Falcon Heavy per carichi che richiedono molta potenza ma non la capacità mostruosa di Starship.

Il problema è che SpaceX ha già centinaia di lanci alle spalle, una reputazione solida, e prezzi competitivi. Blue Origin sta cercando di entrare in un mercato dove il competitor principale ha un vantaggio di esperienza così grande che è difficile anche quantificarlo.

Ma Blue Origin ha qualche asso nella manica. Primo, diversificazione: i clienti spaziali non vogliono dipendere da un solo fornitore. Avere alternative è importante, soprattutto per le agenzie governative come la NASA. Secondo, Jeff Bezos ha soldi praticamente illimitati da investire. Blue Origin può permettersi di perdere soldi per anni mentre perfeziona la tecnologia e si fa una reputazione.

E terzo, New Glenn è un buon razzo. Non è innovativo come Starship o economico come Falcon 9, ma è solido, potente, e progettato con decenni di conoscenza ingegneristica. Se Blue Origin riesce a farlo funzionare in modo affidabile, ci sarà qualche speranza.

Il countdown è partito. Domenica scopriremo se Jeff Bezos può finalmente dire di avere un razzo che funziona davvero.

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Pubblicato il
6 nov 2025
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