Bollini: Lex dura (et stupida) lex

Bollini: Lex dura (et stupida) lex

di Massimo Mantellini. Potendo scegliere, converrà dedicarsi all'omicido colposo plurimo, reato che permette di spuntare, paragonato alla pirateria software, pene complessivamente più lievi
di Massimo Mantellini. Potendo scegliere, converrà dedicarsi all'omicido colposo plurimo, reato che permette di spuntare, paragonato alla pirateria software, pene complessivamente più lievi


Web – Si è concluso l’iter parlamentare della nuova legge sul diritto d’autore. Si è concluso, purtroppo, nella direzione temuta. Quella appena approvata non sembra una legge dello Stato Italiano a tutela degli interessi dei cittadini italiani: pare piuttosto il risultato della attività di lobby delle grandi case discografiche, cinematografiche e del software su un Parlamento che mostra connotazioni etiche sempre più traballanti.

Avremo così, a quanto pare, una Legge dello Stato che equipara (come BSA e Microsoft e le grandi software house in generale chiedono da tempo) la duplicazione per fini di lucro a quella “casalinga”. Un risultato spettacolare, ottenuto mediante la semplice sostituzione di una parola con un’altra (da “per fini di lucro” a “per trarne profitto”, art 171 bis) che consentirà, come sostiene Andrea Monti di Alcei, di poter punire ogni copia pirata di programmi software con la reclusione da sei mesi a tre anni. Potendo scegliere, converrà dedicarsi all’omicido colposo plurimo, reato che permette di spuntare, paragonato alla pirateria software, pene complessivamente più lievi.

Esistono in tutta Italia molti magistrati intelligenti: la recente sentenza del Tribunale di Torino sulla inesistenza del reato (penale) in caso di duplicazione personale di software sembrava indicare una strada di autonomia già in passato imboccata dalla giurisprudenza nei confronti degli interessi preminenti dei giganti del multimedia. Saranno possibili interpretazioni, ora che il quadro legislativo diventa più stringente?

Per il resto, la legge sul diritto d’autore è uno specchio dei nostri tempi.

Fa salvi alcuni principi di ingerenza ai quali siamo da anni abituati, primo fra tutti una sostanziale confusione dei ruoli investigativi, di controllo e di repressione. E ‘ difficile interpretare diversamente alcuni passaggi legislativi che incaricano la SIAE (una società che tutela gli interessi artistici dei suoi iscritti) di farsi carico del controllo “anche” delle opere intellettuali per le quali non ha mandato. E ‘ difficile non vedere in trasparenza la lunga mano degli industriali del software su una serie di atteggiamenti che la legge ispira, primi fra tutti quello di porre molta attenzione alla condanna pubblica ,su giornali e mezzi di informazione specializzati, dei pirati o quello di destinare ad iniziative informative antipirateria il 50% di quanto viene sequestrato. Per non parlare della costituzione di un registro presso la Questura di quanti lavorino con materiale protetto da copyright. Una vera e propria azione di controllo degna di un regime sudamericano.

Ma in un paese come il nostro dove i politici subiscono pochissimo il controllo dell’opinione pubblica sul proprio operato non è possibile meravigliarsi troppo di un legiferare tanto “comprensivo” degli interessi economici e di gruppo e tanto miope dell’interesse comune.

Tutti fanno tutto nella società civile disegnata dalla moderna legislazione italiana, in una flessibilità che sembra però dimenticare costantemente gli interessi della comunità. I produttori del software fanno i poliziotti, gli impiegati della SIAE i finanzieri, i magistrati sequestrano i PC, li rivedono e organizzano pubblicità progresso antipirateria. In questo girone dantesco poteva mancare la Authority delle Comunicazioni?

Ovviamente no. La nuova normativa sul diritto d’autore immagina un compito inedito anche per la ininfluente Autorità napoletana la quale, evidentemente a corto di compiti e impegni, viene chiamata a vigilare sulla applicazione della legge. Suoi funzionari e quelli della SIAE potranno essere mandati a controllare “le attività di riproduzione, duplicazione, vendita, emissione via etere e via cavo o proiezione cinematografica nonché le attività ad esse connesse”.

Che è un po ‘ come entrare in un cinema convinti di assistere a Mulan 2 e trovarsi invece di fronte Rocco Siffredi. Nudo e pronto a tutto. Esattamente come siamo noi nei confronti dei nostri sconsiderati legislatori.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
28 lug 2000
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