Web – Una tecnologia capace di fermare la pirateria musicale nell’era digitale? Quella che pare fantascienza secondo tre ricercatori della Brown University è ormai realtà.
Il loro sistema, fresco di brevetto, consente di crittare ogni secondo di musica con chiavi via via diverse anche con scadenze incorporate, e di incernierare il tutto in un file che può essere ascoltato solo dall’utente che lo riceve e solo sul suo computer, sul walkman digitale o su altri supporti hi-tech pensati all’uopo. Una tecnologia che aggiunge, dicono i tre, solo 1.500 byte al “peso” di un file digitale musicale.
Secondo Jeffrey Hoffstein, Jill Pipher e Joseph Silverman il sistema è sicuro perché in un pezzo di tre minuti vengono infilate 180 chiavi. Chiunque riuscisse a violare una chiave otterrebbe soltanto un minuto di quella musica. Il “cuore” del sistema, affermano i tre, è la sua potenza di protezione. Il suo problema, invece, pare essere la poca versatilità.
Il software sviluppato, infatti, può funzionare al meglio in un contesto nel quale un utente, da uno specifico player, chiede il download di un brano musicale. Con un sistema di public key, il server di distribuzione procede alla crittazione del pezzo e al suo invio sul player dell’utente che solo su quel device può ascoltarlo, eventualmente anche una volta sola. Una volta inviato il pezzo, la sequenza di chiavi utilizzate per “proteggerlo” verrebbe scartata dal sistema, in modo tale da procedere ad un continuo ricambio delle chiavi stesse per i successivi download.
Di certo, dicono i tre ricercatori, a quel punto l’utente non può passare il file ad amici e conoscenti come avviene oggi. Senza la chiave giusta, che avrebbe solo il player che “ha chiesto” il download, gli amici con quel file non ci farebbero niente (sempre che il file stesso non venga riversato durante l’ascolto..).
Secondo Crenshaw, il sistema crittografico è diverso da quelli attualmente in circolazione perché è basato su un modello matematico definito “convolution product” che rende il prcesso di crittazione e decrittazione molto più rapido di quelli attuali e del tutto in linea, sostiene il ricercatore, con le esigenze del mercato e degli utenti.
Perché il sistemone diventi “mainstream” occorre che produttori di musica e di hardware trovino una intesa, e in questo senso i tre ricercatori hanno già stretto accordi con alcune case di produzione. Ci vorrà del tempo ma secondo gli scienziati che per sei anni hanno lavorato sulla nuova tecnologia, “siamo ad un momento di svolta”. Ics.