Un lettore racconta a Punto Informatico come ha ottenuto l’autorizzazione a non pagare più il Canone RAI . Descrive nei dettagli la sua trafila burocratica con cui si è aggiudicato l’autorizzazione a non pagare l’ odiato balzello , quello che come noto di questi tempi viene richiesto non più solo per i televisori ma anche per una serie di altri apparecchi elettronici . Strategie diverse per scopi simili , un’esperienza che può essere utile riportare.
Buon giorno!
Sono uno dei pochi fortunati che ha in mano una lettera della RAI che lo AUTORIZZA a non pagare il canone.
Come ci sono riuscito? Semplicemente seguendo la legge e quanto previsto dal Regio Decreto R.D.L.21/02/1938 n. 246, convertito in legge il 4 giugno 1938, n. 880.
Chiariamo un punto.
Il canone, come tassa di possesso, non si può “disdire”, anche se la formula “disdetta” verrà usata sul vaglia. Però si può chiedere alla RAI la “suggellazione” dell’apparecchio “atto alla ricezione del segnale televisivo”. Una volta in attesa della suggellazione (che di solito non arriva mai) si ha il DIRITTO di non pagare il canone.
Veniamo alla pratica.
1) Bisogna essere in possesso del libretto di abbonamento alla televisione, dal quale ricavare il “numero di ruolo”.
Se non lo si ha, si chiede un duplicato con raccomandata A.R. all’indirizzo degli abbonamenti Tv (1° ufficio entrate Torino – S.A.T Sportello Abbonamenti Tv – Casella Postale 22 – 10121 Torino).
2) Non si devono avere pendenze con il SAT (arretrati, multe, etc.)
3) Versare 5,16 euro con vaglia postale (non con il bollettino ordinario), specificando nella causale del versamento ” per disdetta canone numero di ruolo: (scrivete il vostro numero di ruolo) “. Beneficiario del versamento è il S.A.T. casella postale 22, 10121 TORINO , l’agenzia di pagamento è TORINO VAGLIA E RISPARMI (non sempre questo è chiesto)
4) Staccare dal libretto la cartolina “d”, (la “b” se il vostro libretto è recente) intitolata “denuncia di cessazione dell’abbonamento tv”. Barrare la casella 2 che riporta la richiesta di suggellamento. Quindi compilare gli spazi in bianco riportando il numero del vaglia e la data del versamento. Più sotto, trovate lo spazio per la data di spedizione della cartolina, riportatela e apponete la vostra firma. Sul retro della cartolina riportare nome, cognome e indirizzo del titolare che intende disdire. Correggete eventualmente il vecchio indirizzo URAR TV in SAT . Se non avete la cartolina per la denuncia di cessazione dell’abbonamento, usate la cartolina per le comunicazioni generiche e scrivete:
Fate una fotocopia della cartolina (davanti e dietro). L’originale della cartolina va spedito con raccomandata ricevuta ritorno all’indirizzo già stampato.
Il sottoscritto (nome, cognome, indirizzo) chiede la cessazione del Canone TV e chiede di far suggellare il televisore (numero di ruolo:…) a colori detenuto presso la propria abitazione. A tale scopo ha corrisposto l’importo di 5,16 euro a mezzo vaglia postale n…. del…/…/… sul quale ha indicato il numero di ruolo dell’abbonamento.
5) Attendere il ritorno della ricevuta di ritorno
6) Spedire con raccomandata A.R. il libretto di abbonamento originale completo con tutto quanto attaccato, tenendovi a casa le ricevute dei pagamenti degli ultimi 10 anni, sempre all’indirizzo del SAT.
Tutto questo va completato entro il 30 novembre, pena dover ricominciare da capo.
A fronte di quanto sopra, la RAI vi scriverà chiedendo i vostri dati anagrafici (ma non li avevano già?), la marca dell’apparecchio da suggellare e dove si trova. A me personalmente ha chiesto altri 3,24 euro (non so a che titolo) che ho pagato volentieri, dicendomi di rimanere in attesa della suggellazione dell’apparecchio.
Ricordo a tutti che il funzionario RAI NON ha il diritto di entrare a casa vostra, a meno che non sia accompagnato da un finanziere o carabiniere. Quindi il televisore glielo potete far trovare FUORI dall’uscio.
Bene. Sono tre anni che attendo, e quest’anno la RAI mi ha scritto che “dato che non risulta alcun abbonamento a mio nome, le modalità per accendere un nuovo abbonamento sono…”.
EVVIVA! Ho sconfitto il Burocratosauro!!!
Cesare B.
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Il cartello dei prezzi
Questa cosa dei prezzi è schifosa.. sarebbe questo il libero mercato???RuminanteRe: Il cartello dei prezzi
si perche' tu come lo definiresti?preferisci il comunismo?o che le aziende siano tutte non profit?il prezzo e' dato dalla domanda e dall'offertase in europa si e' disposti a spedere di + per una cosa allora questa costa di + e vice versa.domanda offerta.stefanoRe: Il cartello dei prezzi
Idiota, questo non e' libero mercato, fanno queste cose dolo perche' nessuno gli fa il fondoschiena e noi non abbiamo nessuna protezionepaolinoRe: Il cartello dei prezzi
- Scritto da: stefano> si perche' tu come lo definiresti?> preferisci il comunismo?> o che le aziende siano tutte non profit?> il prezzo e' dato dalla domanda e dall'offerta> se in europa si e' disposti a spedere di + per> una cosa allora questa costa di + e vice> versa.> domanda offerta.Ma se l'offerta e' monopolista o oligolipolista e a te serve un bene hai la sola scelta di prenderlo in c....Tra il comunismo e il capitalismo selvaggio non e' che ci sia tanta differenza, sono due mali e per contro una certa dose di entrambi fa del bene. Non so se se tu abbia una fabbrica con 200 operai e quindi non ti si applica il discorso, ma se sei uno stipendiato qualsiasi il fatto che non ti tocca lavorare 6 o 7 giorni alla settimana a 10 ore al giorno solo per comperarti da mangiare e' un bel regalone di tutto quello che viene etichettato come "Comunismo". Pazienza che lo dica il nostro Silvio, ma che i pezzenti concordino mi sembra demente. Il capitalismo invece ha introdotto il principio che mica siamo tutti uguali uguali dal punto di vista economico, se uno si sbatte di piu' guadagna di piu', magari accumula capitale e guadagna ancora di piu', il che' e' buono e santo, se io lavoro solo le mie orette giuste giuste e poi mi sputtano paga a bevute e mangiate mica poi mi posso lamentare che qualcuno ha risparmiato e poi si e' messo in proprio.Tuttavia questa concentrazione di produttori e distributori, contraria alla concorrenza, mina il capitalismo buono e fa strada a quello cattivo. Li hai mica visti i tg questi giorni di come funziona bene il capitalismo selvaggio, talmente selvaggio che si dimentica perfino di produrre e lavora solo con la carta, si potrebbe dire gioca, stai tranquillo che i top manager delle varie banche gambe all'aria non andranno a spazzare le strade come faranno invece tanti lavoratori che si sono fatti il mazzo.Comunque un ottimo articolo, una analisi veramente di livello, vedo solo una soluzione, comperate meno e appena vedete una pubblicita' pensate subito "e' esattamente il contrario di quello che stanno dicendo", forse avremo prezzi piu' decenti e non andremo a regalare extraprofitti ai soliti pochi noti, favorendo sempre di piu' concentrazioni che sono un po' come un cappio che si stringe sempre di piu'.SmithRe: Il cartello dei prezzi
L'articolo è effettivamente un'analisi di ottimo livello, ma anche il tuo post non è da meno.MightRe: Il cartello dei prezzi
- Scritto da: Smith> Tuttavia questa concentrazione di produttori e> distributori, contraria alla concorrenza, mina il> capitalismo buono e fa strada a quello cattivo.> Li hai mica visti i tg questi giorni di come> funziona bene il capitalismo selvaggio, talmente> selvaggio che si dimentica perfino di produrre e> lavora solo con la carta, si potrebbe dire gioca,> stai tranquillo che i top manager delle varie> banche gambe all'aria non andranno a spazzare le> strade come faranno invece tanti lavoratori che> si sono fatti il mazzo.Bella analisi. Quando si ritornerà a parlare di regole (e non (solo) di deregulation, magari sull'onda dello slogan della mano invisibile, sarà un nuovo inizio. Ma credo che prima ci dovranno essere ancora molti più scottati di quanti non ce ne siano oggi (basta pensare a quelli che hanno fatto il mutuo a tasso variabile nel periodo di tassi bassi e li stanno convertendo oggi a tasso fisso con i tassi alti vedi l'euribor ai massimi storici).> > Comunque un ottimo articolo, una analisi> veramente di livello, vedo solo una soluzione,> comperate meno e appena vedete una pubblicita'> pensate subito "e' esattamente il contrario di> quello che stanno dicendo", forse avremo prezzi> piu' decenti e non andremo a regalare> extraprofitti ai soliti pochi noti, favorendo> sempre di piu' concentrazioni che sono un po'> come un cappio che si stringe sempre di> piu'.Comperare meno non è una soluzione. Serve solo a far soffrire qualche espulso dalle catene produttive in più.Comprare meglio (alla ricerca delle aziende sostenibili, delle aziende che innovano -anche poco- sul lato prezzo, sul lato qualità, sul lato attenzione al cliente, ecc.) può effettivamente cambiare -nel lungo periodo- il mercato. Astenersi significa solo non contare più nulla, non influenzare più nessuno, accelerare il percorso di impoverimento della nostra società. Il sistema si può influenzare capendo le sue regole e scegliendo con oculatezza all'interno di quelle regole. Chiamalo judo economico, se vuoi (judo = la via dolce, flessibile). Non ti opporre alla forza (specie se tu ne hai meno), usala a tuo vantaggio. IMHO, of course.Per fare un esempio concreto, i prezzi sono troppo alti perchè segmentati su base nazionale? Compro all'estero. Uso internet. La pubblicità prova a influenzarmi? Maggiore attenzione a cosa dice e alla sua verifica. Se mente -o manipola- su una cosa, allora è certo che mi sta fregando e compro da un altro. E via di questo passo.MarlenusRe: Il cartello dei prezzi
Condivido Smith, ma desidero aggiungere o meglio rivedere un solo concetto: se vi serve qualcosa, comprate quel che costa meno , tra i prodotti che soddisfano i vostri requisiti di minima! Comperate quel che costa meno ripeto: di una cosa sarete sicuri, cioè di aver speso meno, in barba a tutte le SCHIFOSE poitiche dei prezzi orientate a mettervelo in quel posto. Ma la qualità... beh la qualità è ormai praticamente la stessa , i n questo mondo globalizzato . Lo dice anche l'articolo che i veri produttori, altamente specializzati, dei componenti tecnologici, sono pochi (pochissimi) al mondo, ossia sono sempre gli stessi che forniscono componenti a tutte le case "fornitrici" (meglio dire assemblatrici e marchiatrici di ridicoli "brand")..., dalle più famose come alle più sconosciute.Avete mai fatto questa considerazione: a parità di funzione offerta, un prodotto non di marca ovvero meno costoso può essere solo minimamente diverso da uno cosidetto "di marca" ovvero più costoso, perchè la sua diversificazione verrebbe a costare in produzione molto di più di quanto si potrebbe risparmiare producendo un oggetto qualitativamente inferiore. Per intenderci, l'orologio al quarzo che acquistate a 4 euro sulla bancarella del mercato o dall'ambulante del caso, non sarà assolutemente meno preciso di quello che vedete dal gioielliere a prezzo esorbitante (diciamo 400 o 4000), perchè inventare e produrre ex novo un chip "che sbagli" volutamente, è molto ma molto più costoso che utilizzare i chip ormai da tempo perfetti che vengono prodotti massivamente in Cina e Taiwan a pochi centesimi l'uno... e che indifferentemente equipaggiono l'uno o l'altro degli orologi in questione a parità di funzioni...C'è bisogno di dire altro?rockrollRe: Il cartello dei prezzi
E infatti quello che descrivi tu si chiama libero mercato.I cartelli sui prezzi non sono previsti (in teoria...) nella dottrina del capitalismo.Joliet JakeRe: Il cartello dei prezzi
Fino a quando c'e' Libero Mercato con Concorrenza, tutto va a vantaggio dei cittadini.Ma quando tra il Libero Mercato e la Concorrenza si aggiunge anche il brevetto ( o copyright ), allora tutto va a discapito di tutti.Non puo' esistere il Libero Mercato con i Brevetti, altrimenti ogni prodotto non viene venduto per il suo valore, ma per il prezzo che stabilisce l'unica azienda produttrice.Quindi fino a quando non verranno aboliti i brevetti, non avremo mai un reale libero mercato.A volte guardo al passato e mi chiedo :"Se l'homo sapiens avesse costruito la ruota e richiesto un balzello per tutti quelli che seguivano il suo esempio, a che punto si troverebbe ora la nostra societa'?"Sono andato un po' OT e mi scuso, ma purtroppo, in un mercato dove " ho inventato il telefonino col touch e nessuno deve farne uno uguale perche' lo devo vendere a mille miliardi l'uno", non ci potrà mai essere nessuna evoluzione.Mi scoccio di loggareRe: Il cartello dei prezzi
Ma se nessuno paga nessuno può permettersi nemmeno i materiali della ricerca. Quindi come avanziamo?E per il discorso della ruota, pensa se i conquistadores l'avessero commercializzata anzichè distruggere l'impero Inca, al tempo ancora florido... Non so esattamente come, perchè sono passati 5 secoli, ma sarebbe un mondo diverso.Giocatore110Re: Il cartello dei prezzi
Dice perfettamente "mi scoccio di loggare", eppure c'è gente che difende stupidamente i brevetti... (a parte chi ci lucra sopra, ovviamente...)rockrollRe: Il cartello dei prezzi
- Scritto da: stefano> si perche' tu come lo definiresti?Sicuramente non "Libero Mercato", ma "Libero Associazionismo Incontrollato"... L'Antitesi del libero mercato.> preferisci il comunismo?Vedo con piacere che siamo ancora talmente ignoranti da fare di tutta l'erba un fascio e puntare il dito a destra o a manca anelando idealismi e concetti morti da decenni..Perchè non valutarne gli aspetti anzichè proloquiare di ideali?> o che le aziende siano tutte non profit?Anche qua un classico basso luogo comune... > il prezzo e' dato dalla domanda e dall'offertail prezzo è dato: dalla domanda, dall' offerta, da eventuali cartelli voluti o indiretti, dal "mercato" in cui avviene domanda e offerta si incontrano, dalle sue regole, e dalle speculazioni che direttamente o indirettamente (legalmente o meno) in esso vengono fatte..... più un altra centinaia di fattori, diretti e indiretti...> se in europa si e' disposti a spe(n)dere di + per> una cosa allora questa costa di + e vice> versa.Non sapevo esistesse un "tasso di aspettativa" sul prezzo.. Anzi non esiste affatto.In Europa (che dico, in Italia) il low-down tecnologico a cui sono abituate altre nazioni non è mai arrivato in maniera completa, poichè sempre "viziato" da regole di mercato o da terzi interessi (alcune volte tecnici, troppo spesso speculativi)..In Italia la tecnologia costa di più perchè le catene di distribuzione, anello per anello, sono "abituate" a speculare su di esse, creando cosi una determinata conformazione di mercato, che con il tempo si è resa appetibile anche alle grandi compagnie che la sfruttano (riducendo gli "anelli di distribuzione") per speculare di piu sulla vendita diretta del singolo prezzo... (Vedi Apple ad esempio...)> domanda offerta.domanda, offerta, + 9877464 altri fattori... che spesso arrivano ad invalidarne e viziarne il senso.XYZRe: Il cartello dei prezzi
- Scritto da: stefano> si perche' tu come lo definiresti?Idiota non è libero mercato, se non c'è concorrenza> o che le aziende siano tutte non profit?No, ma che non siano loro a prendersi tutto il profitto e non dare nulla ai dipendenti. E soprattutto che non siano sempre le stesse ad essere "for profit"> il prezzo e' dato dalla domanda e dall'offerta> se in europa si e' disposti a spedere di + per> una cosa allora questa costa di + e vice> versa.> domanda offerta.In teoria il prezzo è determinato così, se lo fa una sola azienda, non è più l'incrocio di domanda e offerta.PaolinoRe: Il cartello dei prezzi
- Scritto da: Ruminante> Questa cosa dei prezzi è schifosa.. sarebbe> questo il libero> mercato???Esatto. E' proprio questo.Genoveffo il terribileOste! Com'è il vino?
A parte la battuta, ottimo articolo ed è interessante vedere come ragionano dall'altra parte della trincea.Ovviamente quello che va bene per loro in genere va male per noi, ma questo è un altro discorso... :)Da quando ho letto NoLogo di Naomi Klein ho inziato a capire molte delle strategie di marketing delle imprese, specialmente quelle meno ovvie e più indirette. Consiglio a tutti di leggerlo per aumentare la propria consapevolezza in materia (e no, non è un libro comunista-noglobal! Lo studiano ormai nelle facoltà di economia...)Joliet JakeCartello
Insomma tutti i distributori lavorano come un unico cartello?AntitrustRe: Cartello
- Scritto da: Antitrust> Insomma tutti i distributori lavorano come un> unico> cartello?Esattamente, e chi fà prezzi piu vantaggiosi (o meglio, giusti, non speculativi insomma), non sopravvive..(quando invece dovrebbe prosperare!)E questo non perchè esista un cartello espresso sui prezzi (quindi illegale), ma semplicemente perchè, vista la vastità del mercato, e la conseguente difficolta da parte del cliente nel "cercare" la giusta azienda che proponga un giusto prezzo, si avrà una distribuzione della domanda non distribuita in base alla "convenienza" ma alla dimensione e al grado di "visibilità" di chi propone i prezzi. I piu piccoli, i meno visibili, saranno costretti perciò ad adattarsi ai prezzi dei piu grandi. (che a loro volta per sopravvivere hanno prezzi sistemati oligarchicamente) Questo grande problema doveva essere risolto quasi 10 anni fà con l'avvento dell' e-commerce, ma vista la reticenza che c'è stata nell' introdurre il "mezzo", questo problema è stato ereditato anche in essa, diventando cosi, uno standard di marketing a tutti gli effetti, un cartello non espresso insomma, che permette e costringe alla speculazione indiretta.XYZRe: Cartello
- Scritto da: Antitrust> Insomma tutti i distributori lavorano come un> unico cartello?Se provi a pensarli come un componente di un sistema, tutti i distributori condividono gli ingressi, le uscite e, purtroppo, le stesse regole di funzionamento.Quest'ultimo punto è la chiave. Tutti hanno lo stesso scopo, massimizzare il profitto individuale. Individuale è una parola chiave (chi studia ricerca operativa ricorderà che ottimizzare localmente è sinonimo di disottimizzare globalmente).Alla fine, avendo tutto in comune, tendono a comportarsi nello stesso identico modo, e tendono a massimizzare la loro quota, cioè ad agire da cartello anche senza fare accordi, in modo implicito.Non occorre incontrarsi ad un tavolo per creare un cartello, basta agire all'unisono perchè si condividono le basi di conoscenza e gli algoritmi per calcolare la propria "decisione ottima". Anche tutta l'enfasi che c'è sulla "gestione del rischio" concorre ad andare su questa strada (le turbolenze e le guerre di prezzo sono rischi da evitare).Non a caso l'intervista lascia trasparire proprio come le perturbazioni siano viste come malfunzionamento del sistema ("vengano presi da panico da fatturato, e comincino a vendere a condizioni svantaggiose per tutti"). Non sfugge che in quel "per tutti" non è evidentemente compreso l'acquirente.C'è poi da dire che i Country Manager, a cui è delegata la gestione dei prezzi, non vedono i veri costi dei prodotti, ma solo il "Prezzo di Trasferimento"(Transfer price), e su questo si basano per fare i prezzi.Questo è un concetto fondamentale. La casa madre, la trading company multinazionale globale, vende alla "consociata" (la società con sede nel paese di vendita, quello del consumatore finale) ad un prezzo che comprende già il suo profitto (come farebbe con un distributore qualunque). Poi i manager della consociata avranno il loro obiettivo da raggiungere, basato su questo "costo" (impropriamente, ma per loro appare esattamente come il costo del prodotto che venderanno). Se sono bravi, aumenteranno ancora un po' il profitto (profitto locale della consociata, che sarà poi consolidato nel bilancio della controllante). Se però anche vendessero al "costo" (per loro) facendo quindi profitti zero (o magari rimettendoci LOCALMENTE per via delle loro spese), il vero profitto è comunque salvo, nascosto agli occhi locali e sotto pieno controllo della casa madre. E' un geniale meccanismo di "informazione asimmetrica" che l'avvento delle monete uniche e dei mercati globali sta mettendo sotto pressione (quanti potevano vedere il prezzo in USA o nel mercatino locale a HongKong prima di internet?).Certamente la scarsa capacità di scelta dei clienti italiani -mediamente meno competenti e più influenzabili della media dei paesi sviluppati, secondo la mia esperienza- è il primo colpevole della differenza in valore con gli altri (anche se altre condizioni locali come la tassazione, la frammentazione della rete distributiva (e l'anormale lunghezza della filera distributiva tutta) influiscono, seppur in maniera minore).L'unica soluzione -in ottica cliente- è davvero il diffondersi degli acquisti via internet, specie se transfontalieri (ad esempio in Olanda si fanno ottimi affari, grazie alla vicinanza al punto di sbarco).Sotto questa pressione competitiva -diciamo che un 10-15% degli acquisti potrebbe fare la rivoluzione, specie se in rapida crescita- allora verrebbero rimodulati i transfer price. In mancanza di questa pressione (o se questa è ritenuta gestibile con altri mezzi diversi dalla riduzione di prezzo, il regno del marketing operativo) la differenza rimarrà (o magari salirà, se in altrri paesi ci sarà da gestire tale pressione e in Italia essa mancherà).Dobbiamo anche tenere conto che la casa madre spesso ragiona sui margini percentuali e sulla quota di mercato, non sul profitto complessivo, che è più difficile da prevedere. Questo significa che talvolta (o spesso, a seconda dei punti di vista) si rinuncia a qualche milone di euro di profitto in più ("che prove hai che il mercato crescerà davvero così tanto?") per una rassicurante -e meglio vendibile al proprio CEO in ottica carrieristica- redditività percentuale ("i nostri margini sono superiori alla media del mercato").E amen. Il "libero mercato" che realizza in modo "quasi perfetto" il primo teorema del benessere è servito. .MarlenusOttimo articolo ma...
Meno male che qualcuno ne parla ma sono pessimista, dubito che cambi qualcosa finchè si boicotta il commercio elettronico...Traderconclusione
...e dato che il modo in cui consumatori agiscono è quello di una massa informe ed eterogenea che può soltanto reagire al variare del comportamento degli altri soggetti, come conclusione direi che è difficile che questo ruolo passivo cambi.Assisteremo in futuro probabilmente solo alla crescita delle dimensioni delle aziende, che ricoprono ciascuna delle 3 posizioni del mercato CE descritte nell'articolo.resteranno sempre meno aziende, sempre più grandi, eccezion fatta per le realtà ultra-specializzate, e forse qualche piccola realtà distributiva.e non so quanto questo sia un bene, perchè l'iter intrapreso è quello verso dei pericolosi oligopoli...tmxmetro di qualità
fin quando il metro sarà: "quanto l'hai pagato'"molte cose si vendono solo perchè costano di più...nikola teslajungla ?
era tanto brutto scrivere Giungla ? O)elPiotrRe: jungla ?
jùn|glas.f., var.⇒giungla."J" è latinoCruscaRe: jungla ?
- Scritto da: elPiotr> era tanto brutto scrivere Giungla ? O)ed è tanto brutto che abbia scritto Jungla?baroschioE-Commerce??
Già.... chissà perchè l'utente italiano non si fida, eh?Magari gli è capitato come a me, che compro un G900 da Euronics online, mi confermano disponibilità, accettano l'ordine, si fanno pagare con bonifico anticipato... e dopo una settimana ancora nulla! Telefono, garantiscono che si è sbagliato il magazzino, "un paio di giorni e spediamo".Ceerto, dopo 3 giorni mi telefonano per dire che non me lo consegnano più!!!E per avere il rimborso altre 2 settimane!!!!'Fanculo l'e-commerce e Euronics......Genoveffo il terribileRe: Articolo equilibrato
Hai detto:"sono arrivato a pensare che se un prodotto è fatto male, per venderlo bisogna andare sottocosto, quindi è giusto che un prodotto fatto bene porti maggiori introiti"Su questa frase non sono daccordo parlando di prodotti di elevata tecnologia, quali quelli presi in considerazione dall'articolo: in campo tecnologico un prodotto non può essere fatto male (a parità di funzioni espletate), perchè è necessario comunque che funzioni , ed inoltre i suoi componenti fino al minimo dettaglio provengono dalle stesse poche aziende al mondo superspecializzate di cui parla l'articolo, e vanno ad equipaggiare, a parità di funzioni richieste, indifferentemente prodotti "griffati" e non . Se tu vuoi spendere di più ritenendo che l'oggetto lo meriti a parità di funzioni, sei libero di farti del male.rockrollGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiTi potrebbe interessare