Carnegie: bastonare i pirati dell'MP3

Carnegie: bastonare i pirati dell'MP3

Più di settanta studenti sono stati colpiti dalle autorità della prestigiosa università che spera di offrire così un chiaro segnale agli industriali della musica
Più di settanta studenti sono stati colpiti dalle autorità della prestigiosa università che spera di offrire così un chiaro segnale agli industriali della musica


Pittsburgh (USA) – Sotto gli strali degli industriali della musica americana persino la prestigiosa Carnegie Mellon University (CMU) è stata costretta a cedere e decidere di indagare i propri studenti. La RIAA, l’assocazione delle multinazionali americane dell’industria musicale, ha infatti diffidato qualche tempo fa l’università minacciando di trascinarla in tribunale qualora numerosi file MP3 fatti circolare sui suoi server dai suoi studenti non fossero stati rimossi.

L’autorevole istituzione universitaria ha quindi attivato un’inchiesta andando a fare le pulci agli archivi digitali realizzati dai propri iscritti. Pare che gli “ispettori” interni siano arrivati anche ad aree protette con password laddove queste ultime erano state rese pubbliche per far accedere gli utenti a “servizi pirata”.

Il risultato delle indagini non consente di comprendere le minacce della RIAA. Sui computer della CMU sono infatti stati individuati soltanto 250 brani musicali illegali pubblicati da 71 diversi studenti. Con una facile media si può stabilire che ogni studente colpito da provvedimento disciplinare ha messo a disposizione in rete 3,5 brani musicali copiati..

La mossa della CMU sembra quindi più che altro destinata ad anticipare eventuali azioni giudiziarie della RIAA, tanto che agli studenti “incriminati” verrà restituito accesso a internet dalla propria stanza subito dopo la frequentazione di un breve corso sulle leggi relative al copyright.

E mentre il decano dell’università, intervistato da MP3.com, afferma che probabilmente la CMU era nel mirino della RIAA per il suo ruolo leader tra le università “tecniche”, i dirigenti RIAA smentiscono di aver mai preso di mira l’istituzione universitaria. I primi file sui computer della CMU li avrebbero individuati con un software di ricerca sulla rete.

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Pubblicato il
11 nov 1999
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