Caro Napster, noi ti uccideremo

Caro Napster, noi ti uccideremo

Nasce un'associazione di musicisti il cui scopo è quello di gambizzare culturalmente ed economicamente il sistema di swap-file. Intanto, però, il Congresso non vuole nuove leggi
Nasce un'associazione di musicisti il cui scopo è quello di gambizzare culturalmente ed economicamente il sistema di swap-file. Intanto, però, il Congresso non vuole nuove leggi


Washington (USA) – “Caro Napster, noi ti uccideremo”: così potrebbe essere descritto il senso e gli scopi dell’associazione appena messa in piedi da numerosi musicisti sponsorizzati dalle grandi discografie per colpire il più duramente possibile il sistemone scambiafile.

L’associazione Artists Against Piracy ha fatto il suo debutto ieri con megapagine di pubblicità su alcune delle principali testate cartacee americane, tra cui il New York Times e USA Today. Pubblicità che si appellano ai fan: “Se un pezzo significa molto per te, pensa a quello che significa per noi. Noi pensiamo che se la nostra musica è disponibile in rete, i nostri diritti dovrebbero essere rispettati”.

E si parla effettivamente di molti miliardi di dollari, perché queste sono le cifre che i discografici della RIAA ritengono di poter perdere a causa di Napster e dei numerosi fratelli e cugini del sistemone, tutti ambienti digitali pensati per facilitare lo scambio di file tra utenti della rete.

L’appello del gruppo antipirateria era firmato da numerosi nomi noti, come Alanis Morissette, Christina Aguilera, Sarah McLachlan e via dicendo. A capo dell’associazione, che pare conti una 70ina di musicisti fino a questo momento, si trova Noah Stone, boss, tra l’altro, della GMEmusic.com, “etichetta discografica internet”.

Pare che le pagine pubblicitarie apparse ieri siano soltanto la prima parte di una vasta campagna che in tutta America cercherà di convincere gli utenti di Napster, e degli altri sistemi, che è meglio comprare poca musica per tanti dollaroni piuttosto che scaricarsi mega e mega di file illegali. In realtà l’idea di Stone è quella di creare sistemi simili a Napster che consentano però agli autori di riscuotere royalties: “Non possiamo dire ai nostri fan che vogliamo chiudere Napster, dobbiamo dire loro che vogliamo fare in modo che Napster lavori per noi”.

Non è un caso, però, che proprio ieri siano apparse quelle pubblicità. Nella stessa giornata, infatti, si è tenuta al Senato americano una audizione piuttosto importante, quella dei leader della band Metallica, in prima fila nel contestare Napster, e dei manager dello stesso Napster.

Quello che è emerso da questa audizione, secondo gli osservatori, è che il Congresso appare molto restio a varare nuove leggi, come chiedono i Metallica, e sembra più propenso a lasciare che decidano i tribunali, generando una giurisprudenza in materia.

Come a dire, dunque, che le battaglie che abbiamo visto fin qui non sono che i prodromi di una guerra ben più ampia che si svilupperà presumibilmente nei prossimi mesi.

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Pubblicato il
13 lug 2000
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