Caro-roaming, la UE rivede le regole

Caro-roaming, la UE rivede le regole

La Commissione ha apportato alcune modifiche sui tetti massimi dei costi di roaming. Gli analisti prevedono l'opposizione degli operatori
La Commissione ha apportato alcune modifiche sui tetti massimi dei costi di roaming. Gli analisti prevedono l'opposizione degli operatori

Bruxelles – Nuova puntata della telenovela sui costi di roaming, argomento che impensierisce gli operatori europei: la Commissione ha infatti annunciato di avere ritoccato le regole finalizzate alla loro riduzione.
“Abbiamo apportato alcune lievi modifiche alla regolamentazione a livello generale”, ha riferito a Reuters Martin Selmayr, portavoce del commissario Viviane Reding, la cui proposta è all’esame interno finale prima di essere formalmente rinviata al mese prossimo.

Secondo gli analisti, le recenti modifiche – che avranno effetto a partire dal prossimo anno – colpiranno duramente gli operatori.

Le novità a livello wholesale (all’ingrosso) riguardano il costo massimo del roaming, che sarà pari al doppio del “mobile termination rate” (il costo che un operatore nazionale fa pagare a un altro se un suo cliente utilizza la propria rete) a livello nazionale (circa 24 centesimi di euro al minuto) mentre il costo delle chiamate internazionali sarà fissato a tre volte il “mobile termination rate” (circa 36 centesimi al minuto).

Queste cifre sono indicative, in quanto basate sulla media europea (della cosiddetta “Europa dei 25”). Il limite massimo per le tariffe al minuto praticate a livello “retail” (cioè all’utenza finale) è infine proposto a 31 centesimi di euro per le chiamate nazionali e 47 centesimi per quelle internazionali.
Il piano, infine, prevede l’eliminazione delle tariffe “roaming-in” (praticate su chi riceve la chiamata).

“È anche peggio del piano originale (già giudicato poco “digeribile” dagli operatori, ndr). Dovrebbe entrare in vigore gradualmente. Non cerchiamo il cambiamento epocale che spingerà qualcuno a tagliare i costi del 50% senza possibilità di adeguare i propri modelli aziendali”, dichiara Julius Waller, un analista dell’industria delle telecomunicazioni.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
14 giu 2006
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