Per la prima volta, una fonte istituzionale ha parlato della tempistica necessaria per assistere all’arrivo della carta di identità nell’app IO. Si tratta di Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione, che dopo il no comment delle scorse settimane ha finalmente stabilito un orizzonte temporale per l’arrivo del documento nell’applicazione.
App IO: quando la carta di identità in IT-Wallet?
Va subito detto: non c’è una data precisa e quella che si prospetta non sarà un’attesa breve, ma almeno ora abbiamo qualcosa di concreto. Una dichiarazione di intenti: entro la fine della legislatura. Queste le sue parole, da un’intervista rilasciata oggi a Repubblica.
La carta di identità elettronica richiede più passaggi, ma obiettivo è averla entro la fine della legislatura.
Salvo scioglimenti anticipati, il governo Meloni andrà avanti fino al 2027. Potrebbero dunque trascorrere altri due anni. Cosa sta impedendo la sua integrazione in IT-Wallet? Secondo il sottosegretario non ci sono veri e propri ostacoli
, ma è in atto un processo di valutazione e implementazione più lungo
. Insomma, nessun vero impedimento di natura tecnica.
Il discorso cambia per il passaporto
Il discorso cambia per il passaporto, che non fa ancora parte della funzionalità Documenti su IO a causa di specifiche esigenze di sicurezza e conformità ai controlli doganali internazionali
. La sua aggiunta è comunque prevista per il futuro.
Oggi è possibile caricare nell’applicazione la patente (assumerà lo stesso valore della carta di identità), la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità. Presto ne arriveranno altri ovvero la certificazione ISEE, il titolo di studio (o di iscrizione scolastica), il certificato di residenza e la tessera elettorale.
L’addio a SPID è ormai cosa certa
Nel corso dell’intervista, Butti ha toccato un altro tema delicato, quello relativo allo SPID. Ormai l’addio è ufficiale e il sottosegretario non usa giri di parole.
L’obiettivo del governo è preciso. E la carta di identità elettronica è ciò che si vuole anche in Europa. Dobbiamo comunque ringraziare il lavoro fatto dai privati con SPID, che hanno ovviato alle mancanze dei precedenti governi sull’identità digitale.