Che succede in Svezia?

Che succede in Svezia?

C'è una legge molto contestata che sta per entrare in vigore. C'è un processo, a suo modo storico, che attende una sentenza. E c'è un film che presto potrebbe venire piratato
C'è una legge molto contestata che sta per entrare in vigore. C'è un processo, a suo modo storico, che attende una sentenza. E c'è un film che presto potrebbe venire piratato

Peter Sunde , autodefinitosi portavoce di The Pirate Bay, prevede ancora una “vittoria epica” nel processo che vede contrapposti lui e altri tre “fondatori” della Baia ad un procuratore svedese e ai rappresentanti dell’industria della musica e del cinema. In una breve intervista rilasciata a Torrentfreak si dice “davvero contento (di come andato il processo, ndr) e prevedo ancora una EPIC WIN di sicuro”. In ogni caso, comunque, “non si sa mai: ci aspettiamo di vincere ma siamo anche preparati al caso peggiore, così che se dovesse andare storto qualcosa non la prenderemmo troppo male”.

Tutta questa sicurezza, in ogni caso, viene dal suo punto di vista su come sono andate le cose al processo : “Abbiamo presentato il nostro video how-to alla Corte durante l’ultimo giorno del dibattimento, per essere sicuri che i giurati capissero bene come funziona (BitTorrent, ndr). L’accusa ha cercato di mostrare BitTorrent come qualcosa di sospetto e negativo, e noi volevamo invece mostrare che è legittimo e ha un un uso molto più ampio che rubare file alla povera lobby del copyright”.

Per Sunde, in ogni caso, la sopravvivenza di TPB non è messa in discussione : fino a che, spiega , la tecnologia su cui si basa resterà attuale, la sua esistenza sarà garantita. E visto che, a suo giudizio, BitTorrent è destinato a restare sulla breccia ancora a lungo, ci vorranno anni per soppiantare la Baia: “Il problema con i sistemi tracker decentralizzati è che al momento non c’è modo di tenere spammer e IP-stealer lontani dal network, cosa che invece si può su TPB. Media Defender – chiarisce – è un buon esempio di questo: la Baia può individuare i suoi IP e chiuderli fuori rapidamente senza neppure dover dire agli utenti di aggiornare dei file”.

Il portavoce di The Pirate Bay si dice poi anche soddisfatto della copertura offerta dai media alla loro vicenda: “Non ci sono segreti attorno a TPB che possano essere rivelati e danneggiarci, e questo ci aiuta a mantenere un buon rapporto con la stampa. Sono semplicemente contento del fatto che la gente prenda parte alla discussione sul futuro di Internet, che è stata rilanciata dal dibattito su questo processo”. Un processo che a tratti è stato anche spettacolo, ammette, e che, racconta, ha avuto anche alcuni retroscena poco noti che verranno probabilmente mostrati in un documentario in lavorazione.

Lo stesso documentario sul movimento pirata in Svezia, ormai arcinoto, che l’autore Simon Klose già pensa verrà “piratato” a partire dal titolo: Steal This Film . In questo senso, il regista non fa mistero della sua posizione: “Non mi importa. Certo il processo include anche me, e il mio tentativo di sopravvivere con questo lavoro: ma l’industria ha bisogno di trovare nuovi modelli di business”. E dunque sebbene verrà fatto un tentativo per finanziare il progetto seguendo i consueti canali di distribuzione, la sua diffusione attraverso altri mezzi è messa in conto e contemplata senza troppi drammi.

Klose dice di credere che la messa a disposizione online dell’opera, gratis e magari senza la sua approvazione, non costituisca un danno irreparabile per la sua possibilità di guadagnare in questa operazione: più modelli di distribuzione possono coesistere , dice, completandosi a vicenda. “Credo nella diffusione libera della cultura” afferma fiero, anche se poi aggiunge che, come per le altre opere a cui sta lavorando “tenterò anche di finanziare il film alla vecchia maniera”. Il suo obiettivo, in ogni caso, non è puntato solo sul processo alla Baia: il suo scopo è descrivere il movimento che gira attorno a TPB e al Partito Pirata in Svezia, a suo giudizio uno dei punti cardinali attorno a cui ruota l’intera evoluzione di questo settore a livello globale.

Un movimento molto attivo quello svedese , che sembra essere anche riuscito a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle proprie ragioni. Come nel caso nella molto discussa legge modellata sui principi IPRED , fortemente voluta dal Governo ma mal digerita dalla popolazione, almeno stando ai sondaggi. In ogni caso, l’ agitazione che si respira in terra scandinava – e non solo per il processo a The Pirate Bay – sembra essere sul punto di produrre qualcosa: cosa è presto per dirlo, ma è certo che la telecamera di Klose abbia buone possibilità di documentarlo per i posteri.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 mar 2009
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