Web – Con una nota sul proprio sito, il Web Standards Project (WaSP) ha annunciato la sospensione delle attività.
Nato nel 1998, quando Netscape e Microsoft erano nel pieno della guerra dei browser, ciascuno con circa il 50 per cento del “mercato”, ed utilizzavano standard diversi, “quasi interamente incompatibili”, il WaSP ha cercato di mettere fine ad una dualità distruttiva per lo sviluppo del Web .
“Il nostro messaggio – scrivono oggi sul sito i fautori di WaSP – non voleva ascoltarlo nessuno: se Netscape e Microsoft avessero continuato a costruire browser incompatibili, il costo dello sviluppo avrebbe continuato a crescere, decine di milioni di utenti si sarebbero trovati tagliati fuori e il web si sarebbe frammentato in una Torre di Babele digitale. E infatti, come previsto, questo è quanto sta accadendo”.
La speranza di WaSP è che grazie al Web Consortium (W3C) del padre del web, Tim Berners-Lee, il web superi il periodo dei browser e non finisca in una ulteriore frammentazione nell’epoca del wireless.
Il WaSP si attribuisce comunque il merito, alla fine del 1998, di essere riuscito a penetrare nelle strategie di Microsoft e Netscape e di far sì che i principali browser, e successivamente anche Opera e poi Mozilla (Netscape), si attenessero a molti degli standard web del W3C. “Per questo – scrive il WaSP – la missione ormai sembra essere compiuta”.
Nonostante i risultati, il WaSP denuncia – in quello che sembrerebbe il suo ultimo comunicato – che la maggioranza del web rimane “un coacervo balcanizzato” di markup non validi, da documenti non strutturati fino a codici incompatibili, “che lascia milioni di utenti web frustrati e sfiduciati”.
Il problema, secondo il WaSP, non è più chi produce i browser ma gli sviluppatori che utilizzano software che “aiuta” la generazione di siti con ottimizzazione per le versioni 4.0 dei browser, senza tenere conto di cose come “struttura documentale, standard aperti, separazione tra struttura e presentazione, durabilità e accessibilità dei documenti web sul lungo periodo”.
Agli sviluppatori, WaSP rivolge un appello: “Gli standard W3C, supportati da tutti i maggiori browser, sono l’unico modo per assicurarsi che i siti costruiti oggi siano accessibili da tutti, oggi e domani. Se non ora, quando? Se non tu, chi?”.
Va detto che il WaSP non annuncia ufficialmente la “chiusura” perché la chiama “gentle leave of absence” condito però, nel finale della nota, da un “adieu”. Tornerà?