Cina: taccia il VoIP illegale

Cina: taccia il VoIP illegale

I cittadini della rete si potranno servire solo dei servizi approvati da Pechino. Legalità è autarchia per 450 milioni di netizen?
I cittadini della rete si potranno servire solo dei servizi approvati da Pechino. Legalità è autarchia per 450 milioni di netizen?

Esistono servizi VoIP legali in Cina e servizi VoIP illegali in Cina: il discrimine risiede nelle intenzioni delle autorità locali, che non si sono affrettate a dispensare dettagli. Il monito è però tonante : ci sarà spazio solo per i servizi offerti secondo le regole.

Le autorità, si mormora, starebbero raccogliendo dati, accumulando prove per poi passare all’azione: si prospetta un non meglio precisato intervento di natura legale. Le nubi sono già dense su un mercato in fermento, che potrebbe già da ora contare su un bacino di utenza pari a un terzo della popolazione locale. Alla fine del 2010 erano 450 milioni i cittadini della rete cinesi. Tutti coloro che volessero approfittare della rete per far transitare le proprie comunicazioni, nel prossimo futuro dovrebbero convergere sui servizi approvati dalle autorità locali .

I netizen cinesi sarebbero già stati chiamati a raccolta: il Ministero dell’Industria e dell’IT avrebbe aperto un canale di comunicazione con la popolazione connessa, invitando ciascuno a interpretare il volere di Pechino, segnalando i servizi che operino illegalmente, qualsiasi cosa ciò significhi.

Non si tratterebbe di una mossa giocata sullo scacchiere della formazione del cittadino, non una questione di sicurezza: la Cina si è già scagliata contro i servizi di telefonia VoIP, si è insinuata nelle comunicazioni dei cittadini con intenti di monitoraggio e contenimento delle conversazioni sgradite; la posta in ballo sarebbe ora diversa.

Si tratterebbe di un’occasione per giocare la partita del VoIP con una strategia autarchica , valorizzando le risorse locali con la squalifica dei concorrenti stranieri . Illegali sarebbero dunque, prospettano e suggeriscono fonti ufficiali, i servizi che non vengono offerti dalle telco a partecipazione statale, China Telecom e China Unicom.

Sarebbero 30 milioni gli utenti cinesi di servizi VoIP potenzialmente illegali. Tra questi, gli utenti di Skype, disponibile con la mediazione dell’operatore locale Tom Online, frutto di una joint venture. La strada perché Pechino metta in atto i propri propositi autarchici appare impervia agli osservatori: i cittadini già affezionati ad un servizio offerto su scala internazionale troverebbero il modo di aggirare i blocchi per continuare a fruire dell’offerta che ritengono migliore.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
3 gen 2011
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