Codec, MPEG entra in gioco

Codec, MPEG entra in gioco

Il gruppo di lavoro per gli standard di compressione audiovisivi decide di prendere posizione nell'attuale querelle sui brevetti dei codec telematici: MPEG vuole realizzare un nuovo standard libero da copyright
Il gruppo di lavoro per gli standard di compressione audiovisivi decide di prendere posizione nell'attuale querelle sui brevetti dei codec telematici: MPEG vuole realizzare un nuovo standard libero da copyright

Nell’attuale contesa fra i codec multimediali per lo streaming di rete, l’organizzazione che ha dato origine alla rivoluzione della compressione dei contenuti in formato digitale prende posizione e si schiera apertamente dalla parte del codice “royalty-free”. Il Moving Picture Experts Group (MPEG) pianifica la formulazione di un nuovo standard , una tecnologia di compressione video universale a costo zero adatta alle esigenze della Internet moderna.

La proposta arriva dal 95esimo meeting del gruppo di lavoro, e prevede una “convocazione” per le parti interessate – aziende, organizzazioni e quant’altro – entro il prossimo marzo. L’obiettivo è mettere a punto le specifiche di uno standard soggetto al “Type-1 licensing”, vale a dire utilizzabile a piacimento senza l’obbligo di corrispondere compensazioni monetarie a chicchessia.

Lo standard a cui pensa MPEG è “in linea con gli attuali modelli di utilizzo di Internet”, ed è in grado di raggiungere “una performance di compressione sostanzialmente migliore” di quella ottenibile grazie a MPEG-2 – comparabile con il profilo base dei codec H.264/MPEG-4 AVC .

Tra Google che avvolge VP8 della “openness” del progetto WebM , e MPEG-LA (organizzazione industriale per il controllo dei brevetti multimediali che nulla ha a che spartire con il gruppo di lavoro MPEG propriamente detto) che decide conseguentemente di attivare il suo notevole fuoco legale contro l’iniziativa di Mountain View, MPEG spera di dirimere una volta per tutte la questione dando vita a un nuovo standard universale e accettabile da tutti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 16 feb 2011
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