Come entrare (e rimanere) al Googleplex

Come entrare (e rimanere) al Googleplex

Lauree e skill a profusione contano fino a un certo punto. Per farsi adottare da Google non bastano gli occhi dolci
Lauree e skill a profusione contano fino a un certo punto. Per farsi adottare da Google non bastano gli occhi dolci

Il libro The No Asshole Rule del dottor Robert I. Sutton , conosciuto in Italia come “Il metodo Antistronzi”, sostiene che una delle migliori tecniche sulla piazza per la selezione del personale è quella di Google. Laggiù in California non contano i diplomi e i certificati (o almeno non solo), conta piuttosto l’atteggiamento: al colloquio e in ufficio.

Relax al Googleplex Nel tentativo di “creare un ambiente di lavoro più civile e produttivo”, come recita nel titolo il libro di Sutton, BigG adotta una strategia di colloquio piuttosto originale: la selezione preliminare avviene senz’altro in base alle competenze richieste per il lavoro, ma del candidato viene giudicata anche l’inclinazione caratteriale e la capacità di aderire al celebre motto aziendale “don’t be evil”.

Una volta superata la prima fase di scrematura, l’aspirante impiegato inizia a sostenere un certo numero di colloqui, molto spesso con potenziali colleghi che hanno poco o nulla a che fare con il settore di cui dovrebbe occuparsi . Un mezzo questo, pensato per garantire un giudizio imparziale: il candidato non verrà giudicato per le sue capacità tecniche, correndo il rischio che un concorrente pericoloso venga scartato per paura di venire scavalcati, bensì per le sue doti sociali.

Se il colloquio va a buon fine, se si risulta simpatici e preparati, allora ci sono buone possibilità di venire assunti. Ma le verifiche non finiscono qui: se è normale nella vita di ogni azienda passare verifiche periodiche da parte del proprio capo, quelli di BigG tengono conto anche dell’opinione dei colleghi dell’interessato.

Quel fastidioso vizio di mettersi le dita nel naso, l’abitudine di interrompere gli altri per tentare di imporre il proprio punto di vista, un senso dell’umorismo pressoché incomprensibile . Sono tutti fattori che possono causare “recensioni” negative nella propria scheda, e col tempo possono finire per costare il posto.

Come precisa Google Blogoscoped , non si tratta di procedure adottate soltanto da BigG. E, certo, non sono perfette: un individuo molto dotato ma di indole solitaria rischia parecchio in un contesto del genere. Tuttavia, secondo gli studi del dottor Sutton il prezzo per tenere una “testa calda” in ufficio sono molto superiori a quanto si potrebbe immaginare. Si vede che al Googleplex si sono fatti due conti e hanno preferito perdere qualche genio incompreso, ma guadagnarci in serenità sul posto di lavoro .

Luca Annunziata

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Pubblicato il 14 feb 2008
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