Copyright, da dove vengono gli indirizzi IP?

Copyright, da dove vengono gli indirizzi IP?

Un giudice californiano respinge un gruppo di 15 cause intentate contro gli scariconi della pornografia. Usare un servizio di geolocalizzazione per gli IP non è una prova efficace per decretare l'area giurisdizionale
Un giudice californiano respinge un gruppo di 15 cause intentate contro gli scariconi della pornografia. Usare un servizio di geolocalizzazione per gli IP non è una prova efficace per decretare l'area giurisdizionale

È la solita tattica adottata dai signori del copyright, che hanno già trascinato migliaia di scariconi nelle varie aree giurisdizionali degli Stati Uniti. Con un semplice indirizzo IP, gli avvocati del diritto d’autore vorrebbero costringere i provider a stelle e strisce a consegnare dati personali utili all’identificazione del John Doe , come viene chiamato un imputato anonimo nel sistema legale degli States .

Un giudice californiano ha però stroncato un gruppo di 15 citazioni per lo scaricamento di materiale pornografico, dopo la battaglia in aula avviata dalla società specializzata Celestial Inc . La serie di numeri che compone un indirizzo IP non sarebbe una prova sufficiente ad avviare le danze legali, nemmeno se collegato ad una effettiva area geografica di residenza .

I legali di Celestial avevano infatti sfruttato uno dei tanti servizi che dovrebbero suggerire con precisione a quale area di residenza corrisponda un indirizzo IP. Una strategia necessaria ad evitare che il giudice distrettuale californiano Dean Pregerson rifiutasse la causa perché non all’interno del suo raggio d’azione . Lo stesso Pregerson ha ora respinto le tattiche di Celestial e di conseguenza le sue citazioni di massa.

Secondo il giudice californiano, l’utilizzo di uno strumento di geolocalizzazione per individuare un indirizzo IP non costituirebbe prova inconfutabile. “C’è ancora una possibilità tra il 20 e il 50 per cento che questa corte non abbia l’effettiva giurisdizione sul caso”, ha aggiunto Pregerson. In altre parole, i tool sfruttati da società come Celestial non risulterebbero accurati al 100 per cento .

Un altro duro colpo per i crociati della proprietà intellettuale, dopo la decisione diramata dal giudice newyorchese Gary Brown. In quel caso è stato stabilito che ad un indirizzo IP non corrisponde necessariamente un effettivo colpevole, ma il titolare di un abbonamento con un provider. La sempre più massiva adozione di reti wireless non potrebbe prevedere un unico responsabile nello scaricamento illecito di un film pornografico.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
17 mag 2012
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