Copyright, risarcimento milionario

Copyright, risarcimento milionario

La corte federale dell'Illinois ha condannato un utente al risarcimento di 1,5 milioni di dollari per la condivisione illegale a mezzo torrent. 150mila dollari per 10 film a luci rosse
La corte federale dell'Illinois ha condannato un utente al risarcimento di 1,5 milioni di dollari per la condivisione illegale a mezzo torrent. 150mila dollari per 10 film a luci rosse

La più grande richiesta di risarcimento per la condivisione illegale di contenuti a mezzo torrent: la corte federale dell’Illinois ha ordinato a Kywan Fisher il versamento di una somma pari a 1,5 milioni di dollari (circa 1,17 milioni di euro) nelle casse della società di produzione di contenuti per adulti Flava Works.

Secondo l’accusa, Fisher sarebbe colpevole di aver condiviso dieci film prodotti da Flava Works a mezzo BitTorrent . L’ammontare della multa, dunque, corrisponde alla cifra di 150mila dollari (quasi 117mila euro) per singolo film, corrispondente alla massima pena pecuniaria per violazione di copyright prevista dall’ordinamento giuridico statunitense .

La sentenza, che per la severità della pena presenta molte somiglianze con la storia di Jammie Thomas , servirà agli studi cinematografici per convincere altri condivisori a risolvere la controversia fuori dalle aule del tribunale. Oltre a Fisher, infatti, altri utenti di BitTorrent sono stati denunciati per aver condiviso illegalmente le pellicole prodotte dagli studios di Miami.

Non è la prima volta, del resto, che i vertici di Flava Works si trovano al centro di una controversia legale per presunta violazione del copyright. Solo qualche mese fa, infatti, una corte d’appello di Chicago aveva dichiarato prive di fondamento le ragioni della società a luci rosse, secondo cui l’embedding di contenuti caricati su siti terzi rappresentava una violazione delle leggi sul diritto d’autore.

Secondo le prove fornite dall’accusa, i film condivisi dall’imputato sarebbero stati scaricati 3449 volte. I motivi di una simile condanna sono da addebitare, probabilmente, anche all’assenza di una strategia difensiva : non è chiaro se Fisher abbia cercato di difendersi da solo oppure se non si sia presentato in tribunale. Al di là delle motivazioni, ci sono pochi dubbi sul fatto che una simile sentenza rappresenterà un’arma affilata in mano all’industria dei contenuti contro chiunque sia sospettato di condividere file pirata.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
5 nov 2012
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