Roma – Che bello, l’Italia tra i paesi europei è uno dei più severi contro lo spam dopo che il Garante per la privacy ha parlato esplicitamente di carcere per gli spammatori più accaniti. Eppure , a giudicare dalla quantità di timbrifici e costruttori di barche che tutti i giorni mi scrivono per sapere cosa ne penso dei loro magnifici prodotti, la prospettiva della galera non sembra scoraggiare granché.
Non so se vada meglio negli USA, patria peraltro di una certa quantità di spammer senza scrupoli; di certo appaga gli animi dei più infuriati antispammer il fatto che lo stato di Washington , il primo negli States a dotarsi molti anni fa di una legislazione antispam, sia in grado di comminare multe da centinaia di migliaia di dollari a chi spamma.
Questo è quanto accaduto a Charles Childs e Linda Lightfoot, titolari di imprese che attraverso lo spam hanno costruito il proprio fatturato. Denunciati da un residente nello stato di Washington, i due hanno appena ricevuto una stangata di 250mila dollari : la legge di quello stato prevede una sanzione di 500 dollari per ogni email inviata senza il consenso del destinatario. Loro di email spammatorie ne hanno inviate 58mila ma l’accusa si è limitata a chiedere, e li ha ottenuti, quei 250mila dollari.
Basterà la sentenza a fermare Childs e Lightfoot? Difficile crederlo, anche perché i due semplicemente non si sono presentati al processo e si sono avvalsi di una rappresentanza legale formale. Pagheranno e andranno avanti, avendo magari l’accortezza di cancellare gli indirizzi facilmente riconducibili allo stato di Washington…
E in Italia, dove ora abbiamo il carcere per gli spammer ? E’ vero che le sanzioni massime arrivano a 90mila euro ma è anche vero che pochi hanno fin qui pagato persino le poche centinaia di euro previste dai ricorsi al Garante, sebbene di casi di spam ce ne siano stati una infinità. La verità è che sono pochi a denunciare l’abuso quotidiano dello spam e che denunciarlo è persino un processo costoso che richiede non poco impegno. Soprattutto, è sinceramente difficile e persino inquietante credere davvero che un giudice sbatta per tre anni in carcere un manager ingenuo che, magari, si è affidato a qualche servizio professionale di spamming lussemburghese.
D’istinto credo più al dialogo che alle denunce e mi chiedo, leggendo i frizzi e i lazzi di un’email che mi propone aspiratori d’aria ad uso civile , se invece di vaneggiare su improbabili (esagerate?) ghigliottine non si possa invece ricorrere a sanzioni appunto più… civili, come l’obbligo di assistere persone bisognose, oppure di ripulire parcheggi, bagni pubblici e spiagge. Non ci vuole certo molta fantasia per punire a dovere uno spammatore.