Cox: il traffico di rete si può rallentare

Cox: il traffico di rete si può rallentare

La priorità allo streaming, alle telefonate e alla navigazione, tutto il resto, dal download ai software update, possono mettersi in coda. Ecco come qualcuno reagisce alla congestione dei backbone
La priorità allo streaming, alle telefonate e alla navigazione, tutto il resto, dal download ai software update, possono mettersi in coda. Ecco come qualcuno reagisce alla congestione dei backbone

Cox Communications, il terzo più grande ISP statunitense, inizierà a febbraio la sperimentazione di un nuovo metodo di prevenzione delle congestioni di rete. I responsabili garantiscono: nessuna infrazione alle linee guida in materia di filtraggio dei dati. Ma la mossa è destinata a scatenare nuove polemiche nell’infuocato dibattito sulla neutralità della rete.

In caso di congestione delle reti, i server di Cox rallenteranno temporaneamente le applicazioni ritenute “non time sensitive ” (quelle cioé la cui fruizione non presuppone un download in tempo reale), mentre manterranno inalterata la velocità di quelle time sensitive . In altre parole l’apertura di una pagina web, una webfonata o lo stesso streaming video continueranno in modo inalterato, mentre applicazioni come l’update di un software, od il download di un file subiranno lievi contrazioni di banda .

Al servizio, che sarà sperimentato inizialmente in Kansas ed Arkansas, Cox dedica una pagina apposita all’interno delle FAQ del proprio sito. In quella scheda, l’azienda argomenta la piena aderenza del sistema alle linee guida definite dalla Federal Communication Commission (FCC) in materia di neutralità della rete e spiega “la tecnica impiegata dal nuovo sistema è basata sulla natura time sensitive intrinsecamente posseduta dal traffico internet. E crediamo che essa potrà produrre una esperienza migliore per i nostri utenti”.

All’inizio del 2008, rilevazioni compiute presso il Max Planck Institute avevano mostrato come Cox impiegasse tecniche di congestion management discriminatorie, analoghe a quelle utilizzate da ComCast . A quei tempi, Cox non aveva rivelato i particolari del proprio sistema ma aveva ammesso di impiegare strumenti di protocol filtering . Nei mesi successivi, però, ulteriori test svolti dallo stesso Planck hanno documentato la progressiva diminuzione nell’impiego (e poi la dismissione) del sistema da parte di Cox.

Adesso, con l’introduzione di un nuovo e diverso apparato procedurale, l’azienda spera di poter disinnescare sul nascere possibili polemiche legate alla violazione del principio di neutralità della rete.
D’altra parte le associazioni dei consumatori sono sul chi va là. Ben Scott, direttore di uno dei gruppi che avevano denunciato Comcast alla FCC, si è riservato di formulare un giudizio sull’iniziativa di Cox dopo che avrà conosciuto il suo funzionamento in maggiore dettaglio. “In linea di principio – ha spiegato – sono a disagio con qualsiasi sistema di network management che non offra all’utente la scelta in ordine al trattamento dei propri dati”.

È un periodo caldo per la network neutrality : i service provider argomentano da tempo l’utilità di filtrare la rete per garantire a tutti un migliore servizio, mentre attivisti e alcuni grandi produttori di contenuti sono schierati contro ogni forma di limitazione in questo senso. Ed ora, con l’insediamento della nuova amministrazione di Barack Obama, al centro della cui agenda tecnologica si pone la preservazione del principio di Net Neutrality , la questione sembra destinata a scaldare nuovamente il (già surriscaldato) dibattito.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
29 gen 2009
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