NASA vuole arrivare sviluppare un raggio traente funzionante, e per favorire il raggiungimento di questo nuovo traguardo tecnologico è disposta a metterci una congrua quantità di quattrini: sono 100mila i dollari messi a disposizione per studiare tre diversi approcci al raggio laser atto allo scopo.
Di valutare le potenzialità delle tecnologie identificate come potenziali raggi traenti si occuperà il Goddard Space Flight Center , struttura guidata dallo scienziato Paul Stysley e che fa riferimento a NASA stessa. “L’intrappolamento basato su laser non è pura fantasia oppure oltre l’attuale conoscenza scientifica”, dice Stysley.
I tre approcci studiati come potenziali raggi traenti comprendono i “tweezer ottici”, con cui si possono “intrappolare” oggetti nel focus di uno dei due raggi laser ma che può funzionare solo in presenza di un’atmosfera, i raggi a solenoidi in cui i picchi di intensità del laser seguono un percorso a spirale, e i raggi Bessel .
Come ha intenzione, NASA, di adoperare i futuri raggi traenti? “Un sistema di intrappolamento ottico – spiega Stysley – potrebbe raccogliere le molecole desiderate dall’alto dell’atmosfera su una sonda in orbita o intrappolarle dal suolo o dalla bassa atmosfera da un lander”.
Con un raggio traente realmente funzionante ci si guadagnerebbe in sicurezza delle missioni (spaziali) e nell’accresciuta capacità di raggiungere gli obiettivi scientifici prefissati, dice Stysley.
Alfonso Maruccia