Dell, veleno per i lavoratori cinesi

Dell, veleno per i lavoratori cinesi

Le fabbriche cinesi che riforniscono il colosso statunitense trattano gli operai in maniera disumana, con turni massacranti e persino fumi tossici. Un video accusa la società, che però promette indagini
Le fabbriche cinesi che riforniscono il colosso statunitense trattano gli operai in maniera disumana, con turni massacranti e persino fumi tossici. Un video accusa la società, che però promette indagini

Anche la statunitense Dell entra nel novero delle aziende messe sotto accusa per il trattamento disumano riservato agli operai cinesi dai suoi fornitori, un fenomeno che è letteralmente esploso nell’ ultimo periodo grazie a “indagini sul campo” con tanto di video a corredo per mostrare a tutti quanto costa, alla “fabbrica del mondo”, produrre dispositivi elettronici a basso costo.

L’ultima indagine in ordine di tempo arriva grazie a una partnership tra la danese DanWatch e China Labor Watch , una raccolta di informazioni sul campo che riguarda nomi noti dell’industria tecnologica (HP, Samsung, Microsoft) ma che prede in particolare di mira Dell per l’appalto di fornitura di sistemi informatici al governo di Copenaghen.

Le prove di prima mano raccolte dagli infiltrati nelle fabbriche cinesi sono, com’è oramai tradizione, impressionanti da un punto di vista occidentale: gli operai vengono costretti a montare componenti elettronici per un salario mensile compreso fra 358 e 489 dollari statunitensi, con turni di lavoro estesi in maniera indefinita e che possono protrarsi fino a 6-7 giorni la settimana.

Le quattro fabbriche sotto accusa utilizzano poi studenti giovanissimi (18 anni) in gran quantità, un materiale umano più adatto a sostenere i turni di lavoro massacranti. In due delle fabbriche i lavoratori sono stati esposti a fumi e prodotti chimici potenzialmente pericolosi, denuncia il report, e non mancano le escoriazioni alla pelle dovute al contatto – diretto o indiretto – con i circuiti integrati durante il lavoro.

Le unità produttive visitate dai reporter sono riconducibili a Mingshuo Computers, Hipro Electronics, Taida Electronics, e Micro-Star International, tutte aziende con sede a Taiwan. Dell, dal canto suo, dice di essere impegnata nella verifica delle condizioni di lavoro in tutti e quattro gli stabilimenti. Mistero, al momento, sui risultati di tali verifiche e le infrazioni eventualmente rilevate dagli ispettori.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 nov 2013
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