Si avvicina il giorno della conferenza Google I/O 2014, e stando alle indiscrezioni più o meno esclusive che circolano in rete Mountain View sarebbe in procinto di svelare due importanti novità capaci di investire Android, app, servizi Web e gadget per il wearable computing.
La prima (e sicuramente più interessante) novità si chiama Quantum Paper , nome altisonante dietro cui si cela uno sforzo di unificazione dell’esperienza Google capace di fornire uno stesso look&feel al sistema operativo Android, al multiforme universo di servizi Web forniti dalla corporation dell’advertising e alle app per l’accesso nativo a tali servizi disponibili per i principali OS mobile (iOS e il già citato Android).
L’iniziativa Quantum Paper viene da lontano e rassomiglia molto a quanto Microsoft ha provato e sta provando a fare con il suo design Metro/Modern. Nel caso di Google, lo sforzo di unificazione prevede la distribuzione di strumenti utili agli sviluppatori per adattare il loro flusso di lavoro al nuovo ambiente che dovrebbe diventare il nuovo standard di fatto per l’ecosistema Google/Android.
La seconda novità prevista al debutto nella prossima conferenza I/O si chiama Google Fit , servizio di raccolta e gestione centralizzata di dati personali e sulla salute degli utenti che sembra un parente piuttosto stretto di quel Google Health cassato da Mountain View per palese inutilità.
Ma ora le cose dovrebbero (potrebbero?) andare diversamente grazie all’interesse del mercato per i gadget intelligenti del wearable computing, con Google Fit pensato come corollario ideale della già presentata versione Wear di Android per i succitati gadget indossabili.
Alfonso Maruccia
-
E no
" Il CEO Elon Musk ha spiegato che da quando ha esordito sul mercato, il mercato dei brevetti e dell'innovazione è molto cambiato: "Forse sono stati positivi tanto tempo fa, ma oggi troppo spesso vengono sfruttati per impedire il progresso". "Avendo i brevetti una durata di 20 anni, possono al massimo rallentarlo, il progresso. Non certo fermarlo.LeguleioRe: E no
certo che ne sa musk di startup?Ne sai molto di più tu che ne fai una al giorno.Leguf Iussef KhalifaRe: E no
- Scritto da: Leguf Iussef Khalifa> certo che ne sa musk di startup?> Ne sai molto di più tu che ne fai una al giorno.Sei rimasto indietro.Oggi Legu' di startup ne apre una media di tre al giorno.panda rossaRe: E no
- Scritto da: Leguleio> " <I> Il CEO Elon Musk ha spiegato che da quando ha> esordito sul mercato, il mercato dei brevetti e> dell'innovazione è molto cambiato: "Forse sono> stati positivi tanto tempo fa, ma oggi troppo> spesso vengono sfruttati per impedire il> progresso". </I> "> > Avendo i brevetti una durata di 20 anni, possono> al massimo rallentarlo, il progresso. Non certo> fermarlo.Puntualizzazione inutile, contributo alla discussione zero, correttezza prossima allo zero.Ovvero, l'ennesimo commento di un personaggio utile quanto un rinoceronte in una piantagione di fragole.TrollolleroRe: E no
- Scritto da: Leguleio> " Forse sono> stati positivi tanto tempo fa, ma oggi troppo> spesso vengono sfruttati per impedire il> progresso". " > Avendo i brevetti una durata di 20 anni, possono> al massimo rallentarlo, il progresso. Non certo> fermarlo.Infatti si parla di IMPEDIRE, non di fermare. Dal vocabolario treccani:impedire v. tr. [dal lat. impedire, der. di pes pedis «piede»; propr. «mettere ceppi, impacci ai piedi»] (io impedisco, tu impedisci, ecc.).bradipaoRe: E no
- Scritto da: bradipao> - Scritto da: Leguleio> > " <I> Forse sono> > stati positivi tanto tempo fa, ma oggi troppo> > spesso vengono sfruttati per impedire il> > progresso". </I> "> > > Avendo i brevetti una durata di 20 anni, possono> > al massimo rallentarlo, il progresso. Non certo> > fermarlo.> > Infatti si parla di IMPEDIRE, non di fermare. Dal> vocabolario> treccani:> > impedire v. tr. [dal lat. impedire, der. di pes> pedis «piede»; propr. «mettere ceppi, impacci ai> piedi»] (io impedisco, tu impedisci, ecc.).> In questo contesto il verbo impedire e fermare sono sinonimi.Ed con questa frase Elon Musk sembra affermare che il progresso o ha la velocità che vuole lui, oppure non è tale.LeguleioRe: E no
- Scritto da: Leguleio> - Scritto da: bradipao> > - Scritto da: Leguleio> > > " <I> Forse sono> > > stati positivi tanto tempo fa, ma oggi> troppo> > > spesso vengono sfruttati per impedire il> > > progresso". </I> "> > > > > Avendo i brevetti una durata di 20> anni,> possono> > > al massimo rallentarlo, il progresso.> Non> certo> > > fermarlo.> > > > Infatti si parla di IMPEDIRE, non di> fermare.> Dal> > vocabolario> > treccani:> > > > impedire v. tr. [dal lat. impedire, der. di> pes> > pedis «piede»; propr.> «mettere ceppi, impacci> ai> > piedi»] (io impedisco, tu impedisci,> ecc.).> > > > In questo contesto il verbo impedire e fermare> sono> sinonimi.> Ed con questa frase Elon Musk sembra affermare> che il progresso o ha la velocità che vuole lui,> oppure non è> tale.Di progresso se ne intende sicuramente di piu' Musk di un leguleio qualunque (e che non conosce l'italiano: <b> Ed </b> con questa ?), quindi prendo per buona la sua affermazione che l'attuale disciplina dei brevetti e' un ostacolo e non un incentivo.GrammarNazi RevengeRe: E no
incredibile ora decidi anche come funziona la lingua italiana :Dsto ridendo da 10 minuti almeno!!!!MAMMAMIRe: E no
L'impedimento è spesso, se non sempre, temporaneo. Leggiamola al contrario, un ostacolo temporaneo al progresso si può legittimamente definire impedimento. Le cause di un impedimento si possono rimuovere e il flusso di idee, nuovi prodotti, servizi innovativi riprende a "scorrere". Chi ha provato a sottolineare una sinonimìa tra le parole impedimento e arresto... è un comment troll, restando in tema... :-)AntonioSArgomento già noto...
Una tesi già nota 3 anni fa:http://www.groklaw.net/article.php?story=2011021108493059Fino a quando non verrà rivisto il meccanismo dei brevetti non ci sarà soluzione. Purtroppo i soliti lobbisti non ci tengono, ovviamente.VindicatorI patent troll non esistono.
Come da oggetto. O perlomeno non esistono in quanto entità distinta dalle altre che operano sul mercato dei brevetti.Il fatto che a muovere una causa per violazione di brevetto sia un produttore piuttosto che un ufficio legale specializzato in tale ambito, perché dovrebbe costituire una differenza?I grandi produttori non fanno la stessa cosa dei "patent troll" quando acquistano brevetti di terze parti (o intere aziende) e poi li usano per ricattare produttori emergenti nonché concorrenti?D'altro canto se consideriamo le dimensioni, un piccolo inventore che dovesse vedere il suo "brevetto" violato da un colosso come Apple, Microsoft o Google (così scontento tutti), quante possibilità ha di competere con gli uffici legali di queste entità? I costi della vertenza non sarebbero proibitivi per un privato?Non sarà che i "patent-troll", secondo le grandi industrie, vanno eliminati più per una questione di fastidio ai loro affari che per una reale necessità di equità e giustizia?-----------------------------------------------------------Modificato dall' autore il 16 giugno 2014 12.58-----------------------------------------------------------UbuntoRe: I patent troll non esistono.
> Come da oggetto. O perlomeno non esistono in> quanto entità distinta dalle altre che operano> sul mercato dei> brevetti.> Il fatto che a muovere una causa per violazione> di brevetto sia un produttore piuttosto che un> ufficio legale specializzato in tale ambito,> perché dovrebbe costituire una> differenza?Una differenza, almeno per quanto riguarda i produttori di software, c'è. Infatti si sono accorti che intestando i brevetti a società terze, che non producono alcunché, hanno un vantaggio sulla concorrenza: infatti queste società terze possono intentare causa a chi vogliono, ma gli altri non possono a loro volta intentarne una a loro, anche volendo: ripeto, non producono proprio nulla. Anche nel caso la andasse male e ci fosse una richiesta di danni, si tratterebbe solo di svuotare la società, e costituirne un'altra. Il vero motore dell'operazione rimane illeso nelle battaglie legali.> I grandi produttori non fanno la stessa cosa dei> "patent troll" quando acquistano brevetti di> terze parti (o intere aziende) e poi li usano per> ricattare produttori emergenti nonché> concorrenti?Ma infatti grandi produttori e patent troll, se non te ne fossi accorto, coincidono. Quasi sempre, almeno.LeguleioRe: I patent troll non esistono.
- Scritto da: Leguleio> > Come da oggetto. O perlomeno non esistono in> > quanto entità distinta dalle altre che> operano> > sul mercato dei> > brevetti.> > Il fatto che a muovere una causa per> violazione> > di brevetto sia un produttore piuttosto che> un> > ufficio legale specializzato in tale ambito,> > perché dovrebbe costituire una> > differenza?> > Una differenza, almeno per quanto riguarda i> produttori di software, c'è. Infatti si sono> accorti che intestando i brevetti a società> terze, che non producono alcunché, hanno un> vantaggio sulla concorrenza: infatti queste> società terze possono intentare causa a chi> vogliono, ma gli altri non possono a loro volta> intentarne una a loro, anche volendo: ripeto, non> producono proprio nulla.Sì, comprendo la situazione ma non vedo perché tale differenza dovrebbe essere rilevante presso un sistema in cui vengono concessi brevetti anche sull'acqua calda. Se il brevetto tutela l'opera di ingegno e lo fa in maniera non legata alla produzione, questo vale per tutti, inclusi quei "produttori" che non utilizzano (in produzione) l'intero parco brevetti di cui dispongono (ma che poi lo adoperano nei tribunali).La prassi di contrapporre la violazione di un brevetto al possesso di un altro, o peggio ancora quella di organizzare delle alleanze fra produttori costruendo una sorta di cartello brevettuale (MPEG-LA?), è appunto una prassi, non una forma istituzionale di risoluzione delle controversie brevettuali. A guardar bene potrebbe essere pure una pratica anti-concorrenziale (lo è, nel caso dei consorzi).A seconda del punto di osservazione i "patent-troll", inconsapevolmente, sono i granelli di sabbia che si infilano fra gli ingranaggi oliati (ed olianti) dei big. Questo tuttavia non è un problema "di sistema", è un particolarismo.> Ma infatti grandi produttori e patent troll, se> non te ne fossi accorto, coincidono. Quasi> sempre, almeno.Beh, è quello che sostenevo. :)-----------------------------------------------------------Modificato dall' autore il 16 giugno 2014 14.52-----------------------------------------------------------UbuntoRe: I patent troll non esistono.
> > Una differenza, almeno per quanto riguarda i> > produttori di software, c'è. Infatti si sono> > accorti che intestando i brevetti a società> > terze, che non producono alcunché, hanno un> > vantaggio sulla concorrenza: infatti queste> > società terze possono intentare causa a chi> > vogliono, ma gli altri non possono a loro> volta> > intentarne una a loro, anche volendo:> ripeto,> non> > producono proprio nulla.> > Sì, comprendo la situazione ma non vedo perché> tale differenza dovrebbe essere rilevante presso> un sistema in cui vengono concessi brevetti anche> sull'acqua calda.Esiste anche l'invalidazione di brevetti, anche se fa meno notizia rispetto a quella che li ritiene validi su ragionamenti quantomeno discutibili. La differenza è che in queste societá specializzate in cause strategiche i brevetti si registrano e si acquistano a più non posso, perché così le probabilitá di fare causa aumentano.Una societá che ha come fine il profitto e la conquista di quote di mercato raramente acquista un brevetto di cui non si farà mai nulla. Lo delega quindi a questa società terza. In questo consiste il <I> patent trolling </I> , secondo me. Una definzione vera ancora non è stata data.LeguleioGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 16 giu 2014Ti potrebbe interessare