Diffamazione, blog in salvo

Diffamazione, blog in salvo

Approvati una serie di emendamenti alla normativa sulla diffamazione a mezzo stampa. Niente carcere per i giornalisti, mentre l'obbligo di rettifica sarà valido solo per i siti editoriali
Approvati una serie di emendamenti alla normativa sulla diffamazione a mezzo stampa. Niente carcere per i giornalisti, mentre l'obbligo di rettifica sarà valido solo per i siti editoriali

Nessuna pena detentiva per i singoli giornalisti, mentre le attività di blogging saranno escluse dalla nuova normativa sulla diffamazione a mezzo stampa approvata dalla commissione Giustizia alla Camera. Dalla proposta dei relatori Enrico Costa (PdL) e Walter Verini (PD) – e con il parere favorevole del Governo, ma non del M5S – è stata così approvata una significativa riformulazione agli emendamenti avanzati in Parlamento da Gianfranco Chiarelli (PdL) e Donatella Ferranti (PD) che proponevano di estendere le disposizioni della legge 47 del 1948 (Disposizioni sulla stampa) alla totalità dei siti informatici, e dunque anche ai blog.

Dopo il polverone sollevato dal cosiddetto comma ammazza-blog , l’obbligo di rettifica nei casi di diffamazione a mezzo stampa sarà valido solo per quei siti aventi natura editoriale , ovvero per quelle testate giornalistiche online regolarmente registrate e con la presenza di un direttore responsabile. Nessun rischio di inclusione per quelle piattaforme votate alla pubblicazione di opinioni personali come ad esempio un blog o una tra le principali reti sociali del Web. L’obbligo di rettifica avrà tempi brevi , fino ad un massimo di 48 ore e senza commento.

Per quanto concerne le sanzioni pecuniarie nei casi di diffamazione a mezzo stampa, la riforma avanzata da Chiarelli e Ferranti prevede l’introduzione di un sistema graduale: la pena per il reato base è una multa da 5 a 10mila euro e, quando la diffusione della notizia avverrà con la coscienza della sua falsità, la multa sarà da 20mila a 60mila euro . È stato invece abolito l’aggravamento della pena previsto dal codice in caso di offesa ai danni di politici e magistrati, mentre l’emendamento ha cancellato il tetto massimo dei 30mila euro a cui il giudice avrebbe dovuto attenersi nella valutazione del danno morale. Per i risarcimenti, quindi, il magistrato potrà stabilire la cifra che riterrà più opportuna, anche sopra i 30mila euro.

In attesa del definitivo esame in Aula, i vari emendamenti approvati in commissione Giustizia prevedono anche la possibilità di escludere la punibilità del reato in seguito ad una rettifica “tempestiva, proporzionata e collocata adeguatamente” , che comunque dovrà essere valutata da un magistrato. Sul fronte della responsabilità del direttore in caso di omesso controllo, diventa rilevante per la punibilità una sua eventuale delega “con atto scritto avente data certa ed accettato dal delegato” delle funzioni di controllo “ad uno o più giornalisti professionisti idonei a svolgere le funzioni di vigilanza”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 29 lug 2013
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