Canberra (Australia) – Con una sentenza destinata a far discutere, un giudice australiano ha di fatto stabilito che un cittadino del suo paese che si senta diffamato da una pubblicazione apparsa su internet può ricorrere contro la stessa nel proprio paese anziché nel paese di pubblicazione.
Alla sentenza, che ricorda da vicino la posizione della Corte di Cassazione italiana sulla diffamazione via internet, si è arrivati dopo che la Corte suprema dello stato di Victoria, in Australia, ha condannato il colosso americano Dow Jones, colpevole di aver pubblicato negli USA, su internet, un articolo diffamante contro un industriale australiano.
Quest’ultimo, Joseph Gutnick, si è rivolto alla Corte sostenendo che la pubblicazione online non si poteva considerare come una “pubblicazione americana” in quanto era resa immediatamente disponibile anche ai lettori australiani, dunque andava trattata in tutto e per tutto come una pubblicazione australiana. La tesi è stata accolta dai giudici, che hanno così introdotto per i cittadini del loro paese la possibilità di denunciare per diffamazione in Australia qualunque attività internet nel mondo.
La Corte ha sottolineato come “questa tecnologia rivoluzionaria modifica in modo significativo i confini territoriali”.
Si ricorderà come qualche mese fa una sentenza della Corte di Cassazione italiana aveva stabilito che i cittadini italiani possono ricorrere contro una pubblicazione web realizzata all’estero e pubblicata su internet.
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Strano
E' strano che quando il MIT cerca di difendere i proprio diritti nei confronti di una societa' nessuno dice nulla.Quando e' invece Adobe che se la prende con il creatore di KIllustrator, o altri brevetti in generale la gente si rivolta e si ribella contro l'assurdita' dei brevetti.Strane storie..AnonimoRe: Strano
XP mi pare che tu generalizzi sempre e comunque quando ti si toccano gli Stati UNITI.ADOBE se l'e' presa con un programmatore che ora rischia la galera (VEDI p.i. di qualche giorno fa).il MIT se la prende con SONY, che credo sia la maggiore multinazionale in Giappone.ADOBE se l'e' presa per un crack, il MIT per un brevetto.NON e' la stessa cosa. Non disinformare (come noto stai facendo spesso).AnonimoRe: Strano
Marcho registrato = brevetto, almeno per il USPTO.All'autore di KIllustrator era stato chiesto di cambiare nome o pagare una multa. La cosa si e' risolta con il cambio di nome e nessuna multa.Il crack di Dmitri non aveva nulla a che fare con il brevetto. Non facevo per nulla riferimento a quella situazione perche' li si tratta di infrangere una legge molti diversa.Non e' questione di fare disinformazione perche' altrimenti andremmo a finire sul livello di "chi e' senza peccato scagli la prima pietra". Il MIT si sta giustamente facendo valere, cosi' come era giusto che Adobe facesse valere i suoi diritti. Quello che mi chiedo e' come mai l'orda di gente che si era scatenata a dire peste e corna di Adobe perche' aveva esercitato i suoi diritti sul suo marchio registrato adesso qui non c'e'.Credo sia una domanda legittima?Per tua conoscenza lo sai che la "W" di Wilson e' un marchio registrato? Una semplice lettere dell'alfabeto, pero' usata nel contesto del tennis e' un marchio che appartiene alla Wilson, cosi' come la stessa "Wilson" (anche se e' un cognome molto comune). Sembra una banalita', e forse lo e', ma conoscere bene la legislazione in maniera di brevetti e marchi registrati aiuterebbe molta gente a capire che tutti possiamo commettere errori (di ignoranza, di disattenzione, etc.) ma alla fine c'e' nero su biano che stabilisce i diritti di ognuno. Se tali diritti vengono infranti esiste il diritto di fare causa. O no?E per favore smettila di dire cose del tipo "quando ti si toccano gli Stati Uniti" perche' non sono ne di mia proprieta' ne di altri. Si sanno difendere da soli e certo non hanno bisogno di gente come me. Vorrei solo chiederti se credi veramente a tutte quelle belle cose che ti propinano i media oppure cerchi da te di vedere come in realta' stiano certe cose.Non c'e' rancore, o astio in questa discussione, giusto per chiarire :-)Ciao.- Scritto da: The Oblivion> XP mi pare che tu generalizzi sempre e> comunque quando ti si toccano gli Stati> UNITI.> ADOBE se l'e' presa con un programmatore che> ora rischia la galera (VEDI p.i. di qualche> giorno fa).> il MIT se la prende con SONY, che credo sia> la maggiore multinazionale in Giappone.> ADOBE se l'e' presa per un crack, il MIT per> un brevetto.> NON e' la stessa cosa. > Non disinformare (come noto stai facendo> spesso).AnonimoRe: Strano
Guarda di astio non c'e' n'e' neanche da parte mia.Mi fa pero' venire il sangue alla testa vedere come spieghi per filo e per segno come funzionano le leggi omettendo qualsiasi critica alle stesse. Non riesco a PENSARE che se una legge non ti sta bene la PRIMA cosa che fai e' badare bene a rispettarla. Non dico VIOLARLA per forza, ma insomma...E mi sembra che quando si parla di USA ragioni con un'altra testa.AnonimoIl solito danno agli onesti, ma stavolta pesante
Spulciando http://www.cdfreaks.com/news2.php3?ID=2344 si pososno fare interessanti considerazioni.1) I pirati ovviamente se ne fregano: possono usare un lettore Plextor (su cui la protezione non funziona) oppure CloneCD, che è in grado di rimuovere questa protezione ( e suona meglio del CD dicono :-) )2) Questa tecnica è capace di DANNEGGIARE seriamente l'impianto stereo o il lettore CD qualora si suonasse una copia non preventivamente sprotetta, perché genera anche dei dannosissimi spikes (per gli altoparlanti) e costringe il lettore a fare il triplo salto mortale per recuperare dati inesistenti perché puntati da dati contraffatti ad arte.Questo è il bello, che dimostra che solo gli onesti che pagano sopporteranno il danno: in Europa in molti paesi è perfettamente legale farsi la copia personale ad uso backup, e sul CD viene posto solo l'avviso che non può suonare su un CD-ROM. Quindi l'onesto malcapitato, ignaro di quel tecnologia contenga quel CD, può tentare di farsi una copia di sicurezza e, al momento di suonarla, vedersi il proprio HI-FI, magari del costo di milioni, distrutto...Complimenti ai vampiri dei produttori discografici che come al solito, hanno capito tutto, e con l'augurio che la pirateria vi porti davvero in rovina (cosa che nonostante i vostri ipocriti piagnistei, non solo è ben lontana dal succedere, ma anzi si parla pure di incrementi di vendite grazie al tam-tam che il file sharing Internet fa dei brani portandoli a conoscenza di milioni di persone che poi si appassionano e li acquistano).AnonimoRe: Il solito danno agli onesti, ma stavolta pesante
Accidenti, ho postato questo sul forum sbagliato.AnonimoGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 31 ago 2001Ti potrebbe interessare