Digital Champion: la Lega, il dito e Luna

Digital Champion: la Lega, il dito e Luna

In un'interrogazione parlamentare, tutti i dubbi sugli 8mila digital champions che agiscono sul territorio, sulla loro selezione e sulla proprietà dell'omonimo nome a dominio
In un'interrogazione parlamentare, tutti i dubbi sugli 8mila digital champions che agiscono sul territorio, sulla loro selezione e sulla proprietà dell'omonimo nome a dominio

La Lega ha chiesto al Governo di chiarire il ruolo, le funzioni ed il mandato con cui opera il Digital Champion, figura voluta dalla UE per promuovere i temi dell’innovazione tecnologica e dell’agenda digitale e per cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scelto Riccardo Luna.

A chiedere lumi al Governo sulla figura del Digital Champion è stato, con un’ interrogazione parlamentare rivolta al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, il deputato del Carroccio Davide Caparini: in particolare vorrebbe chiarezza circa gli ottomila “campioni digitali” chiamati a raccolta da Luna per promuovere la diffusione delle tecnologie nei comuni italiani, circa l’associazione attraverso cui Luna sta gestendo tale questione e circa la proprietà dei nomi a dominio utilizzati per creare l’anagrafica ed il portale di raccordo tra Digital Champions e territorio.

Il problema, per la Lega, investe proprio a questi diversi Digital Champion: Luna si è posto come obiettivo di individuarne 8mila (uno per ogni comune italiano, scegliendoli personalmente sulla base di criteri non precisati) a partire dai 110 per le province.
Mentre Luna è stato scelto dal Governo, tuttavia, questi sono nominati da Luna stesso, che non ha certo poteri simili e che lo fa attraverso l’Associazione da lui fondata Digital Champion(s) .

Nonostante ciò il Governo ha finora sostenuto ed avallato l’iniziativa in diverse forme: “Renzi e Madia – spiega Caparini – hanno partecipato alla presentazione del progetto, l’emittente televisiva pubblica (RAI) ha mandato in onda ripetutamente lo spot nel quale si parla dei 110 digital champion(s) (…) nella loro qualità di semplici membri di un’associazione privata vengono in tal modo imposti come consulenti alle singole pubbliche amministrazioni locali, senza predisporre opportuni avvisi di selezione o, comunque, idonee e trasparenti procedure amministrative, finalizzati a verificare il possesso da parte di tali soggetti di competenze adeguate, a nulla valendo le precisazioni sulla gratuità (relativa) della loro opera”.

Anche perché, sottolinea il deputato facendo riferimento ai possibili conflitti di interesse, “tra gli aderenti all’associazione come Digital Champion(s) e nello stesso direttivo sono presenti anche soggetti e professionisti che operano nel mercato come fornitori di beni e di servizi alle pubbliche amministrazioni proprio nel settore digitale, che in questo modo usufruiscono ingiustamente di un canale preferenziale (agevolato e istituzionalizzato) per entrare in contatto con le pubbliche amministrazioni stesse”.

Inoltre, si legge sempre nell’interrogazione della Lega, digitalchampions.it non è un dominio della pubblica amministrazione, ma un dominio registrato dallo stesso dottor Luna ben due mesi prima della sua nomina.

La risposta di Riccardo Luna non si è fatta attendere ed è arrivata, oltre che con un rinvio alle FAQ del suo sito ed alle risposte offerte su tali dubbi fin dall’ esordio del suo impegno governativo, dalle pagine del sito sotto accusa, richiamando la portata europea del suo impegno: “Questa impostazione territoriale del mio ruolo con la creazione di una rete di campioni digitali comunali è stata presentata e approvata a Bruxelles e dopo il varo siamo stati lodati pubblicamente e considerati un best practice come può facilmente verificare dal sito della commissione. Inoltre non siamo i soli ad aver seguito questa strada: anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sia pure con delle peculiarità, esistono tanti campioni digitali.”
In realtà, per il resto Luna non scende nei dettagli, se non sottolineando l’importanza – non solo come “coccarda” del suo ruolo – e la volontà di correggere errori laddove siano stati commessi.

Camparini, dal canto suo, non molla la presa : sarà il Governo a rispondere dei propri rapporti con i Digital Champions e a dare conto del proprio parere riguardo alle procedure adottate per la selezione e alle loro attività.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
21 apr 2015
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