Diritti gig worker: accordo Consiglio-Parlamento UE (update)

Diritti gig worker: accordo Consiglio-Parlamento UE (update)

Consiglio e Parlamento hanno raggiunto un accordo sulla direttiva relativa ai gig worker, alcuni dei quali verranno considerati lavoratori dipendenti.
Diritti gig worker: accordo Consiglio-Parlamento UE (update)
Consiglio e Parlamento hanno raggiunto un accordo sulla direttiva relativa ai gig worker, alcuni dei quali verranno considerati lavoratori dipendenti.

Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di direttiva della Commissione europea che prevede migliori condizioni di lavoro per i cosiddetti gig worker. Se vengono soddisfatti almeno due requisiti su cinque, i lavoratori delle piattaforme digitali (Uber, Deliveroo e simili) devono essere considerati dipendenti (non autonomi) e quindi ricevere tutti i diritti associati.

Costi fino a 4 miliardi di euro all’anno

Le piattaforme di lavoro digitali sono gestite da aziende che svolgono il ruolo di intermediari tra i lavoratori e il cliente finale, principalmente attraverso un’app, come la prenotazione di una corsa con Uber o una consegna a domicilio con Deliveroo. In Europa ci sono oltre 500 piattaforme che guadagnano complessivamente oltre 20 miliardi di euro all’anno.

Secondo la Commissione europea, circa il 55% dei lavoratori guadagna meno del salario minimo netto, mentre oltre 5,5 su 28 milioni di essi viene erroneamente classificato come lavoratore autonomo. L’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento prevede che un lavoratore debba essere considerato dipendente, se la piattaforma soddisfa almeno due dei seguenti cinque requisiti:

  • limiti massimi applicabili alla retribuzione che i lavoratori possono percepire;
  • supervisione dell’esecuzione del loro lavoro, anche con mezzi elettronici;
  • controllo della distribuzione o dell’assegnazione dei compiti;
  • controllo delle condizioni di lavoro e limitazioni alla scelta dell’orario di lavoro;
  • limitazioni alla libertà di organizzare il proprio lavoro e regole in materia di aspetto esteriore o comportamento.

In questo caso, le piattaforme dovranno garantire tutti i diritti previsti per i lavoratori dipendenti: salario minimo, contrattazione collettiva, orario di lavoro, tutela della salute, ferie, protezione contro gli infortuni sul lavoro, disoccupazione, malattia e pensioni di vecchiaia.

La direttiva prevede inoltre nuove regole per l’uso degli algoritmi di gestione delle risorse umane. I lavoratori devono essere informati in merito all’uso dei sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati. Le piattaforme non possono automatizzare determinate decisioni, come la sospensione dell’account. Inoltre è vietata la raccolta di alcuni tipi di dati, tra cui quelli relativi alle conversazioni private, allo stato emotivo o psicologico, a razza, religione o salute e quelli biometrici.

La direttiva verrà ora approvata in aula da Consiglio e Parlamento. Dovrà essere recepita dagli Stati Membri entro due anni dall’entrata in vigore. La Commissione europea ha stimato che la classificazione come lavoratori dipendenti porterà nelle casse dei paesi fino a 4 miliardi di euro all’anno in contributi. A causa dell’incremento dei costi, alcune aziende potrebbero abbandonare il mercato, come ha già fatto Deliveroo in Spagna dopo l’approvazione di una legge simile.

Aggiornamento (22/12/2023): la presidenza spagnola ha comunicato che non è stata raggiunta la maggioranza richiesta, quindi la presidenza belga riprenderà i negoziati con il Parlamento europeo.

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Pubblicato il
15 dic 2023
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