Domotica, utenti in ostaggio del mercato

Domotica, utenti in ostaggio del mercato

Nest renderà inservibili dei controller per la casa connessa lanciati meno di 3 anni fa: l'ennesima dimostrazione del fatto che l'utente non possiede le cose connesse
Nest renderà inservibili dei controller per la casa connessa lanciati meno di 3 anni fa: l'ennesima dimostrazione del fatto che l'utente non possiede le cose connesse

Revolv era stato presentato come un controller per la casa automatizzata, popolata da dispositivi connessi per l’intrattenimento, l’illuminazione, il riscaldamento, la sicurezza: a seguito di sommovimenti di mercato, lo smart hub smetterà a breve di funzionare, lasciando orfani i dispositivi che operavano nella sua orbita, e gli utenti che li hanno acquistati.

Revolv

Revolv era stata fondata nel 2013, acquisita da Nest nel 2014, a seguito dell’ acquisizione della stessa Nest da parte di Google. All’indomani dell’operazione, Revolv aveva sospeso le vendite dello smart hub, e gli sviluppatori erano stati assegnati a progetti per il versante domotico della Grande G. Revolv era stato venduto con la promessa di un supporto perenne, gli utenti si sarebbero potuti attendere un rallentamento nell’implementazione delle funzioni e dei dispositivi supportati, ma non avrebbero dovuto temere sospensioni di aggiornamenti di sicurezza, almeno “fino a fine vita del prodotto”.

È un comunicato pubblicato di recente sul sito di Revolv ad annunciare che il prodotto sarà artificialmente soppresso e raggiungerà il “fine vita” contemplato dalla garanzia: il 15 maggio il dispositivo e la relativa app per gestire le cose di casa connesse smetteranno di funzionare. “Purtroppo non possiamo più dedicare risorse a Revolv – spiega laconicamente il team di Nest – e siamo costretti a disabilitare il servizio”.

Gli utenti, non è dato sapere quanti siano, ma emerge con chiarezza il loro disappunto, hanno compreso a loro spese la differenza tra il possesso di un oggetto e la scommessa su un prodotto che viene loro concesso di usare a discrezione dell’azienda che lo tiene in vita. Coloro che volessero affrancarsi da questa dipendenza, magari giocando con il codice e prendendo le redini del progetto, come avvenne all’alba della Internet delle Cose per i coniglietti connessi Nabaztag, dovranno probabilmente fare i conti con delle leggi che ancora puniscono chi voglia esercitare il pieno possesso operando sugli oggetti che ha acquistato.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
6 apr 2016
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