Il presidente francese Nicolas Sarkozy le ha tentate proprio tutte ma l’Unione Europea, il Parlamento prima e la Commissione ora, non ha alcuna intenzione di avallare la cosiddetta Dottrina Sarkozy , quella che prevede la disconnessione forzata degli utenti a fronte di abusi contro il diritto d’autore.
Sarkozy aveva scritto nei giorni scorsi al presidente della Commissione Europea chiedendo che l’Esecutivo della UE respingesse la clamorosa decisione con cui l’Europarlamento lo scorso 24 settembre ha bocciato la Dottrina in un emendamento al Pacchetto Telecom, affermando con l’occasione che non è accettabile trasmigrare garanzie e diritti che appartengono all’autorità giudiziaria ad un organismo amministrativo. “Nessuna restrizione – lecita l’emendamento – può essere imposta sui diritti e le libertà fondamentali degli utenti finali senza una decisione specifica dell’autorità giudiziaria”.
Come noto, il fulcro della Dottrina Sarkozy, la proposta francese che tanto piace all’industria dei contenuti, stava proprio in una Autorità gestita in buona parte dall’industria e dai provider a cui verrebbe avocato il diritto di distaccare dalla rete gli utenti internet che venissero colti in fallo nell’abusare del diritto d’autore. Sarkozy, che intende far approvare la sua Dottrina in Francia, si trova a malpartito: alla Commissione ha chiesto un ripensamento perché l’orientamento comunitario blocca anche la legge francese . “Quell’emendamento – aveva scritto Sarkozy riferendosi al voto dell’Europarlamento – tende ad escludere la possibilità per i paesi membri di adottare una strategia intelligente di dissuasione della pirateria”.
Ma se il Parlamento Europeo aveva specificato con chiarezza che ci vuole un giudice per privare un cittadino di un diritto fondamentale come quello dell’accesso ad Internet, ora il concetto viene ribadito al presidente francese anche dalla Commissione, con un linguaggio che assomiglia a uno schiaffo .
In particolare, ha detto un portavoce , la Commissione intende “rispettare questa decisione democratica del Parlamento Europeo. Dal nostro punto di vista, quell’emendamento ribadisce con decisione i principi alla base dell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea, specialmente per quanto riguarda i diritti fondamentali della persona”.
Non solo. Secondo la Commissione “il linguaggio di quell’emendamento è studiato appositamente per consentire agli stati membri di raggiungere un punto di equilibrio tra diversi diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto della privacy e quello alla proprietà, bilanciati con il diritto all’informazione e alla libertà di espressione. La Commissione può dunque accettare l’emendamento proposto dalla Commissione Europea”. Parole che sembrano affossare definitivamente le speranze di Sarkozy e che segnano anche un momento importante nella definizione politica dell’Unione stessa, come ha sottolineato il parlamentare europeo francese Guy Bono, secondo cui “solo resistendo alle pressioni politiche degli stati membri la costruzione dell’Europa potrà procedere e l’Europa stessa essere più vicina ai propri cittadini”.