Ecumene Aztec è un videogioco in cui, secondo l’idea originale, si interpretava un guerriero azteco impegnato nella guerra contro i conquistadores. Secondo l’anteprima pubblicata la scorsa settimana da IGN, è (anzi, era) in fase di sviluppo presso Giantscraft. Si tratta di un action-RPG con visuale in terza persona e caratterizzato da un gameplay con dinamiche survival, in arrivo su PC nel 2025. Il trailer è visibile più avanti nell’articolo. Fin qui nulla di strano o di particolare interesse, se non fosse che l’incipit narrativo scelto dalla software house ha scatenato le ire dell’estrema destra iberica, i cui esponenti hanno ben pensato di rubarne il dominio e di renderlo la vetrina per un messaggio che promuove l’imperialismo spagnolo.
Ecumene Aztec: estrema destra spagnola occupa il sito dello sviluppatore
La homepage del sito giantscraft.com ospita una citazione di Hernán Cortés, nobile e militare del XVI secolo, responsabile della campagna messicana che portò alla sconfitta dell’impero azteco e alla sua sottomissione al regno di Spagna (È meglio morire con onore che vivere disonorati
), rimandando poi a un profilo Instagram popolato da meme e che nulla ha a che vedere con lo studio. A completare il tutto, la Croce di Borgogna, simbolo vicino ai movimenti nazionalisti e ai sostenitori della dittatura franchista.
A quanto pare, il dominio in questione non era stato registrato da Giantscraft prima dell’annuncio. L’ondata di proteste che si è scatenata ha portato a esiti inattesi: i membri del team hanno ricevuto minacce di morte, poi l’azienda ha deciso di ribattezzarsi Ecumene Games e di assicurarsi l’indirizzo ecumenegames.com (che per il momento rimanda al trailer).
Inoltre, il gioco offrirà la possibilità di scegliere da che parte schierarsi: da quella degli aztechi oppure al fianco dei conquistatori spagnoli, come si legge in un aggiornamento pubblicato su Steam.
Sarete in grado di unirvi ai conquistatori e combattere la casta dei sacerdoti o di unirvi ai guerrieri aztechi e respingere i nuovi arrivati. Faremo del nostro meglio per rendere il gioco storicamente più accurato.
Non è la prima volta che le proteste portano una software house o un publisher a rivedere o quantomeno a chiarire le proprie posizioni in merito alla narrazione dei giochi sviluppati. È accaduto nel 2019, quando in occasione dell’annuncio di Ghost Recon Breakpoint, Ubisoft si è vista costretta a ribadire come le storie raccontate siano puramente immaginare e prive di ogni riferimento politico. Ricordiamo infine il caso più datato di Six Days in Fallujah.