Elettronica futuribile: flessibile è bello

Elettronica futuribile: flessibile è bello

Due diverse ricerche, un unico obiettivo: implementare un certo grado di flessibilità nei circuiti integrati così da permetterne l'impiego nei vestiti, nelle costruzioni e un po' dappertutto
Due diverse ricerche, un unico obiettivo: implementare un certo grado di flessibilità nei circuiti integrati così da permetterne l'impiego nei vestiti, nelle costruzioni e un po' dappertutto

C’è chi prova a far avanzare il settore dell’elettronica flessibile attraverso l’uso di transistor ai nanotubi di carbonio , e chi invece predilige impiegare transistor formati da composti organici. Ricercatori belgi sono in particolare riusciti a risolvere uno dei problemi posti dall’utilizzo dei suddetti composti organici, e hanno mostrato i risultati del loro lavoro in occasione della recente International Solid-State Circuits Conference .

I transistor formati da materiale organico si comportano in maniera diversa da quelli basati sul silicio e non avendo la stessa struttura mono-cristallina presentano un comportamento parzialmente imprevedibile per quanto riguarda la tensione di soglia .

I composti organici sarebbero insomma inadatti all’impiego per la realizzazione di componenti elettronici , ma gli specialisti del centro di ricerca Imec – sito nella città belga di Leuven – avrebbero risolto agilmente il problema implementando un gate extra sul retro di ogni transistor e rendendo più facile il controllo del campo elettrico di ciascuno di essi.

Il risultato del lavoro dei ricercatori di Imec è un processore organico flessibile – il primo al mondo, sostengono – spesso 25 micrometri e dotato di una potenza equivalente a quella di una CPU degli anni ’70. È solo l’inizio, promettono gli autori, di una tecnologia che dovrebbe poter trovare facile applicazione nel vestiario, le costruzioni, il cibo e persino i medicinali e gli altri prodotti farmaceutici.

Un’altra ricerca all’insegna del “flessibile è bello” arriva infine dalla Corea del Sud, dove il Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) sta provando a realizzare una batteria di grafene dotata di performance superiori rispetto a quelle “inflessibili” in uso attualmente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 mar 2011
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